Quanto alle dichiarazioni di Draghi serve essere un po’ più chiari. E non ha alcuna importanza se quella dei no vax sia “violenza vigliacca” oppure no.
di Antonio Di Siena
Se è stata fomentata ad arte dalla propaganda martellante, dalle offese e da quant’altro abbiamo letto sui giornali e sentito in tv da due anni a questa parte, oppure frutto del delirio dei soliti facinorosi esagitati. Non è questo il punto.
E non mi interessa nemmeno che parole potenzialmente esplosive come quelle di Draghi siano state pronunciate dal Presidente del Consiglio di un governo di unità nazionale, figura votata – per ragioni che non serve nemmeno star qui a spiegare – all’equilibrio, alla rappresentanza degli interessi della totalità dei cittadini.
Perché Draghi può essere anche la figura più credibile ed autorevole dell’intero panorama politico italiano (e io non lo credo affatto) ma non è certamente un cuor di leone. E di quella stessa violenza vigliacca che oggi denuncia con piglio da statista si è macchiato, lui per primo, quando ha scelto di stare dalla parte del più forte. Ai deboli, invece, li ha obbligati a fare le file ai bancomat.
E se questo vi suona un parallelismo forzato si tenga presente che fu proprio l’allora presidente della BCE – dopo aver commissionato a colpi di spread un governo eletto democraticamente dal popolo italiano, quello Berlusconi – a decidere l’esclusione della Grecia dal programma di quantitative easing.
Perché è lo stesso uomo che ha preferito il vile ricatto alla solidarietà da lui stesso evocata, con l’unico scopo di costringere un intero paese ridotto alla fame ad accettare non soltanto l’ennesimo prestito usurario ma soprattutto le conseguenze.
L’ennesima ondata di tagli e macelleria sociale che si è puntualmente e cinicamente abbattuta su una società già devastata dalle politiche di austerità. E chi legittimamente pensa che un atto politico-economico non possa essere paragonato alla violenza triviale sbaglia di grosso.
Anche condannare decine di migliaia di persone a perdere casa e lavoro riducendosi a dormire sotto un portico e mangiare alla mensa sociale con la famiglia e altrettante ad accettare salari da 250€ al mese è violenza. E pure una bella vigliaccata.
Piaccia o non piaccia ai benpensanti è violenza vigliacca anche questa. Per di più perpetrata su larghissima scala – e da dietro un’asettica scrivania – in danno di una popolazione inerme, quella greca, trasformata in cavia da laboratorio nell’esclusivo interesse delle banche e della grande finanza internazionale.
Ma evidentemente non tutte le violenze sono uguali. E nemmeno le vittime. Quelle che in un certo senso assecondano, non foss’altro per ignavia, la narrazione dominante sono degne di pieno e totale sostegno e commiserazione.