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Le panzane “intellettuali” sull’Esercito Europeo

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Ho letto sul Corriere della Sera un pezzo di Paolo Mieli che considero davvero illuminante.

di Giuseppe Masala

L’articolo del Mieli avrebbe l’intenzione di spiegare il perchè è giusto che si faccia un “esercito europeo”. Ovviamente non sono d’accordo, non si può fare un esercito europeo senza avere uno stato europeo e senza che ci sia una Costituzione Europea che indichi quelli che sono i valori e gli ideali a cui si dovrebbe tendere e che ovviamente regoli quella decisione suprema che è appunto l’impiego delle armi. Impiego che deve essere il più possibile democratico, trasparente e compatibile con i valori che la costituzione appunto professa.

L’Europa semplicemente non può farlo

perchè tutto questo non ce l’ha. Ha solo il Trattato di Maastricht, ovvero sia uno scritto che regola i principi contabili al quale devono conformarsi i paesi appartenenti all’area euro. E poco altro…ma nulla che possa giustificare l’istituzione di un esercito unico. A meno che non si voglia imporre manu militari al resto del mondo politiche economiche basate sul Teorema di Haavelmo. A quel punto possiamo nominare Herr Weidmann Feldmaresciallo e Cottarelli Maresciallo d’Italia (distaccato in EU) e gli mettiamo in mano questo strumento formidabile.

A parte le battute, considero questo articolo illuminante perchè chiarisce il livello della nostra classe dirigente in una sua parte fondamentale: la classe intellettuale. Classe di cui Paolo Mieli fa senza dubbio parte.

Una classe che ha svenduto completamente il suo intelletto e la sua (presunta) cultura al padrone di turno. Una classe intellettuale che è in realtà una classe di cantori (e suonatori di mandolino) del potere. In questi quaranta anni si è gettata anima e corpo per dare sostanza intellettuale al progetto del potere. Ovvero al progetto europeo. E ora constatato il fallimento (parziale o totale lo vedremo) del medesimo anziché fermarsi a riflettere sugli errori si produce in fughe in avanti senza senso come è appunto il progetto di Esercito comune. Fughe in avanti che – la storia insegna – molto spesso (soprattutto quando hanno a che fare con le armi) si traducono in una fuga verso l’abisso.

E il caso di Mieli, vedete, è davvero emblematico.

Si tratta di uno storico, e dunque conosce bene i fantasmi che perseguitano lo spirito tedesco. Armare la Germania (paese egenomone dell’EU) con il contributo di tutti, senza una Costituzione è una follia che solo una classe politica e intellettuale disperata può accettare. Sa bene Mieli che il nazismo non è stato un accidenti della Storia ma il frutto di una stratificazione di pensiero intrecciatasi con scelte politiche che si sono rivelate nefaste: dalla critica dell’illuminismo, al romanticismo, alla Rivoluzione Conservatrice passando per l’imperialismo tedesco prussiano. E ora ci ricaschiamo un’altra volta. Non è manco bastato il drammatico errore dell’Euro per portare alla ragione una classe intellettuale interessata solo al suo particulare. Ci si spinge addirittura oltre con gli applausi scroscianti ad un’avventura senza senso come quella dell’Esercito, peraltro senza manco tener conto che a decidere ora questo passo sarebbero persone che firmano a nome e per conto delle nuove generazioni.

Con una classe intellettuale come questa non abbiamo speranze. E’ la nostra urgenza principale, penso ben più pressante di avere una classe politica all’altezza.

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