Questo, che nel tempo libero dovrebbe fare il ministro della giustizia, ma difetta della laurea e di altre condizioni basilari per ricoprire tal ruolo, impiega il suo tempo nella campagna elettorale infrapartitica per divenirne il capo.
Peccato che non abbia nemmeno il coraggio di dire “Vota Orlando!”, “Vota per me”, bensì impiega la stanca retorica del “vieni a votare”, “l’importante è votare”, “un pd che fermi la destra” (come se esistesse ancora, una destra, che boutade!) o “vinca il migliore”.
Candidato della sinistra nel Pd.
Spiace, poi nemmeno troppo, che non passi proprio l’idea che il migliore sia lui. E poi del motto “l’importante è votare” non si sa qual parte possa essere contemplata nel voto a pagamento (2€) per rimpolpare le casse di un’associazione privata. Il Pd intasca infatti decine di milioni di rimborsi elettorali illegittimi, poiché invero finanziamento pubblico, abolito nel ’95 dal corpo elettorale con referendum dello Stato. Buona scelta, cari piddini, tra l’affabulatore seriale fiorentino e l’asinello spezzino impenitente.
Quando, nel 2014, venne nominato guardasigilli, decidemmo di enumerare qualche dato sul politicante in questione:
Orlando, poca competenza in materia, parlò di abolizione di ergastolo e revisione del 41 bis.
Il ministro della Giustizia nel Governo Renzi, ma redivivo nell’Esecutivo Gentiloni è l’onorevole Andrea Orlando, già ministro dell’Ambiente del governo Letta. Una scelta piuttosto discutibile, quanto la sua reiterazione da parte del governo-fotocopia di Gentiloni. Andrea Orlando, signore che ha sempre mangiato a pane e politica, milita nei giovani comunisti fin dagli anni Ottanta. Dal Partito comunista fa la classica trafila nel PDS, nei Ds ed infine nel Pd. Avendo ricoperto incarichi di responsabilità negli enti locali sarebbe forse stata comprensibile una sua nomina nel dicastero degli Affari regionali.
Dopo quattro governi nominati un esecutivo non dovrebbe essere così spiccatamente politico, tanto più quando si parla di fare riforme (una al mese, addirittura, profetizzava Renzi) che siano massimamente condivise e non pronte per essere disgregate dal governo successivo.
Da Ministro dell’ambiente.
La giustizia col binocolo.
La “demeritocrazia” ai più alti livelli.
Guida in stato di ebbrezza.
Chissà se Orlando intende fare qualcosa sulla patente a punti andando così a meritarsi gli auspici dell’Unione delle camere penali che sperano che un politico così navigato possa essere anche in grado di “interpretare alla lettera lo spirito garantista della Costituzione”: considerato che nel 2010 Orlando ha subito il ritiro della patente dopo essere stato scoperto al volante con un tasso alcolemico superiore al consentito, magari vorrà seguitare ad essere molto “garantista” al riguardo…