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Le parole di Monti fanno schifo, ma nessuna sorpresa

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Le recenti esternazioni di Monti hanno suscitato un’ondata di sdegno e indignazione, quantomeno in certi ambienti.
Ha dichiarato che la politica dei ristori dovrebbe essere abbandonata in favore di un’azione che aiuti le aziende a ristrutturarsi o a chiudere.

di Savino Balzano

Affermazioni di questo tipo fanno schifo perché denotano limpidamente l’approccio adottato da questi individui e cioè l’idea che lo Stato non debba farsi carico delle esigenze dei propri cittadini, non debba cioè sforzarsi per garantire a tutti una vita «libera e dignitosa».

Possono e devono suscitare disgusto le parole di Monti, è giusto, ma non devono sorprenderci: è stato a capo di uno dei peggiori governi che l’Italia abbia mai avuto, del Governo che si è fatto carico di destrutturare profondamente lo stato sociale, di erodere importanti diritti a presidio della sicurezza sociale italiana.

Basta pensare alle pensioni, all’art. 18

per riportare alla mente di ognuno di noi le lacrime ipocrite della Fornero, il suo Ministro del lavoro: quanti hanno pianto davvero negli anni a seguire a causa delle politiche liberiste di questi signori?
L’ultima uscita di Monti è perfettamente in linea con quanto da sempre sostiene: lo Stato sia forte, ma a sostegno delle multinazionali e della finanza; lo Stato sia debole e si ritragga, laddove siano i cittadini, i più fragili soprattutto, ad averne bisogno.

Niente ristori, dunque, che chiudano i piccoli imprenditori e che avvizzisca la piccola e media impresa italiana: ad avvantaggiarsene sia chi naturalmente è il più forte, le multinazionali, coloro i quali sfruttano il territorio ordendo tragiche spirali di dumping per saziare gli appetiti della domanda esterna.

Dopotutto, gli effetti delle politiche di Monti e del suo Governo le abbiamo viste anche durante la pandemia: il suo Governo ha inaugurato la stagione dei tagli più severi alla sanità e i 37 miliardi di euro sacrificati sull’altare della tanto amata austerità son costati la vita a migliaia di italiani.

Ha condotto una politica di riduzione della spesa

all’inseguimento della favola dell’efficientamento e dell’insostenibilità del debito pubblico. Risultato: il debito è esploso e il Paese è più indietro che mai.
Quello che Monti considera becero assistenzialismo, che la sua retorica fasulla prova a descrivere come inefficienza da Prima Repubblica, in realtà è lo stato sociale ed è l’anima della nostra Costituzione.

I nostri Padri costituenti hanno tracciato un modello preciso di paese: un paese dove lo Stato, intervenendo ed esercitando pienamente la propria sovranità, assiste i più fragili, rimuovendo gli «ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».

Siamo figli di quella visione e abbiamo il dovere di sostenerla con tutte le nostre forze. Perlomeno dovremmo esserlo: di chi sia figlio Monti meglio non saperlo.

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