Home / Affari di Palazzo / Economia e finanza / Le giravolte di Visco sul Mes

Le giravolte di Visco sul Mes

Condividi quest'articolo su -->

Il governatore di Bankitalia  Ignazio Visco è un tecnocrate all’Italiana: ossia non tanto competente, anzi poco;  non noto per lavori scientifici  né studi originali, ma bravissimo a dire quel che vogliono Draghi, Mattarella, la Merkel,  il PD.

di Maurizio Blondet

Insomma  a ricalcare il  politicamente corretto della casta dei Ricchi di Stato, cui appartiene in pieno. Ragion per cui, durante il governo  Lega-5Stelle, s’è illustrato in critiche  al governo in quanto euro-critico, accusandolo di far salire  lo spread. Sempre con quello stile “indiretto” e allusivo o oracolare, giusto per far capire che lui è: europeista fino alla morte, che Draghi e Mattarella hanno sempre ragione che “è fondamentale restare in Europa, senza saremo più poveri” e banalità mattarelliane similari.

Mai una volta  né lui né gli uffici di Bankitalia hanno fatto notare, che so, che l’Italia è in avanzo primario da 23  anni per  rientrare dal debito, e questo significa che ha sottratto 724 miliardi allo sviluppo del paese: uno di quei dati oggettivi sulla malattia e disfunzionalità dell’euro, mai l’abbiamo sentito da lui. Mai compromettersi, questa  è la regola a cui  ci ha abituato con le sue frasette a mezza bocca e in tecnocratese.

Sicché quando il 15 novembre ha avanzato una critica al MES

il (sedicente) Fondo Salva-Stati in via di approvazione definitiva in Europa,  dicendo che “la riforma Mes deve essere gestita attentamente perché potenzialmente comporta “rischi enormi , paventando “una spirale perversa di default” delle banche italiane innescata dal solo annuncio “di una  ristrutturazione del debito”,  evocando “le terribili conseguenze dell’annuncio del coinvolgimento del settore privato nella crisi greca”.

Insomma ha finito per dar ragione a Borghi e Bagnai e Rinaldi che da mesi stanno dicendo che l’Italia non deve approvare il MES  –  si è pensato  che avesse recuperato il coraggio oggettivo che ci si aspetta da un tecnocrate così ben pagato, che dovrebbe dare consigli tecnici alla politica.

Invece no. Il governatore non aveva compiuto

una volta nella vita, un atto di coraggio, ma aveva ceduto ad  un attacco di panico esorbitante. Avendo finalmente compreso cosa è il MES che ci stanno preparando – gli è accaduto dopo aver ascoltato la deposizione del professor Giampaolo Galli ex deputato PD, economista, alla Commissione Bilancio, che ha parlato del MES  come “un rischio per l’Italia e gli italiani”, “una pistola puntata”  alla nostra tempia – il Visco  è stato colto da  un terrore che ha superato la sua paurosità connaturata al tecnocrate di incerta competenza.

Ed ha detto quelle frasi sui “grossi rischi”. Naturalmente, è stato solo un momento. Accortosi che si era compromesso, che  finiva per dar ragione a Bagnai e Borghi, i primi e più articolati critici del MES (non sia mai), Visco corre ai ripari.  Da par suo,  ossia da coniglio.  L’agenzia Reuters naturalmente  sulla sua frase, il MES “un grave rischio”, ci scrive un lancio d’agenzia.  A questo punto – come scrive il redattore della Reuters:

arriva in redazione  una chiamata di Bankitalia chiedendoci di ammorbidire un po’.

E il redattore, Gavin Jones, l’ha sputtanato:

Un uomo, uno  stile

Come diceva don Abbondio, il coraggio uno non se lo può dare. Il punto è che questo è appunto lo stile non di uno, ma dell’intera casta italiana.

Perché anche il professor Giampaolo Galli si sta producendo in non eroici sforzi per rimangiarsi  le sue critiche al MES cui s’era abbandonato durane l’audizione nella Commissione Bilancio, con Borghi presidente. Aveva spiegato che per l’Italia, il MES prevedeva una ristrutturazione del debito che “sarebbe un colpo di pistola alla tempia dei risparmiatori”.

Ebbene, in successivi interventi, si affanna a dire che il MES, “pur con limiti, è un’istituzione preziosa, uno strumento di solidarietà dei paesi più solidi (Germania) nei confronti di quelli più esposti alle crisi, Italia in primis”: che è esattamente il contrario della verità.

Infatti, ricapitoliamo:

All’Italia viene richiesto di contribuire al MES (con 125 miliardi), ma gli è precluso  ottenerne l’aiuto se una sua banca entra in crisi. L’aiuto del MES non viene concesso a paesi che abbiano un debito pubblico superiore al 60% del PIL; quindi, se collassa una nostra banca, a pagare sono i correntisti perdendo tutto. Tutti capiscono che la Germania sta accedendo alla idea di una  assicurazione europea dei depositi sopra i 140 mila euro, perché vuole essere coperta  dal resto degli europei quando collassa la Deutsche Bank.

Giampaolo Galli, come Visco, si rimangiano – non solo perché hanno dato troppa ragione a Borghi e Bagnai quindi alla Lega, ma perché la rettifica e l’ammorbidimento gli è stato “chiesto” molto autorevolmente.

Interessante infatti anche Cottarelli, che per un attimo è stato l’uomo del Colle. Anche lui, impressionato dapprima dall’esposizione di Galli, aveva detto che il MES l’Italia non lo doveva approvare-.  Ma adesso  rettifica e twitta:

Poracci.  Benissimo stipendiati, ma poveracci . Conigli.

Per fortuna, la campagna Stop MES è lanciata. Prima, su twitter e su siti alternativi come il grande starmag. 

O su Byoblu. Adesso, hanno cominciato ad alzare la voce anche Salvini e Meloni, sia pur con ritardo, assumendo la lotta che prima sembrava solo i Borghi e Bagnai. Persino Dagospia,  in modo molto completo. Ne ha dovuto accennare anche Mentana.

 

Leggi anche:

La riforma del MES è una bomba pronta ad esplodere

Condividi quest'articolo su -->

Di Redazione Elzeviro.eu

--> Redazione

Cerca ancora

Mario Draghi: una Troika sotto mentite spoglie

Per chi non avesse ancora capito la situazione, Mario Draghi è la Troika, entrata da …