La discussione sul Recovery Fund la stiamo vivendo male.
Si parla entusiasticamente di questi soldi come se cadessero da cielo per la generosità dell’UE e in particolare della Germania. Si tratta in realtà di un prestito che lega mani e piedi del paese, un prestito che probabilmente non era nemmeno necessario dal momento che la BCE sta fornendo al paese condizioni di tassi molto favorevoli. Eppure l’Italia si è buttata a capofitto in questa forma di finanziamento che in primissima battuta ha fatto cadere un Governo e ha permesso che un tecnocrate, espressione massimo della cultura neoliberale, divenisse il dominus della politica italiana, esautorando di fatto il Parlamento e sospendendo il processo democratico.
La contropartita del RF non è però solo la nostra democrazia.
Anche con un abile dirottamento della discussione pubblica su questioni futili,
il governo sta riuscendo nell’impresa di trasformare la pandemia e le consenguenze economiche da essa prodotte nell’opportunità di realizzare un’involuzione postdemocratica di un paese ridotto in macerie su cui pochi privati costruiranno le proprie fortune. Il RF, c’è poco da fare, è il segno di un fallimento epocale.