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“Non possiamo respingere 800mila migranti”, la nuova giravolta di Di Maio

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Il vice Presidente del Consiglio Luigi Di Maio è intervenuto dagli Emirati Arabi, dove si trovava per visita istituzionale, sulla nuova emergenza migrazione.

I recenti sconvolgimenti in Libia, dove gli eserciti di Al Serraj e Haftar si stanno ferocemente combattendo a sud di Tripoli, hanno infatti riportato in cima all’agenda politica il tema migrazione.

Questo nuovo conflitto in Libia

Una delle ultime campagne lanciate da Matteo Salvini

che sembrava potesse risolversi in pochi giorni, sta in realtà prendendo la tragica piega di guerra permanente. Lo scenario peggiore per chi come l’Italia voleva ritrovare nella Libia un partner stabile per intraprendere nuovamente quegli accordi commerciali stoppati bruscamente con la morte di Gheddafi, ma soprattutto per bloccare le partenze di migranti dallo Stato nordafricano. In particolare questo secondo punto rischia di colpire in maniera decisiva l’esecutivo italiano, soprattutto nella componente leghista che ha fatto del crollo drastico delle partenze dalla Libia e degli sbarchi il suo principale successo di fronte agli elettori.

Il nuovo conflitto e gli sfollati che con tutta probabilità intraprenderanno la via verso l’Europa rischiano di far crollare tutta l’impalcatura su cui Salvini aveva principalmente costruito il suo consenso. Una squadra si dice unita quando vince e perde insieme. E questo non è il caso dell’esecutivo italiano, al cui interno la componente grillina sfrutta il momento di debolezza dell’alleato per tentare di raggranellare qualche consenso in vista delle elezioni europee.

In questo senso è da intendersi il recente intervento di Luigi Di Maio

Se veramente abbiamo il problema di 800mila migranti che stanno per arrivare in Italia, non li fermi con una Direttiva che nessuno ha mai ascoltato, perché in passato non sono servite a nulla. Queste sono misure emergenziali che possono aiutarci a risolvere il problema a breve termine, ma un Paese serio come l’Italia deve pensare a lungo termine, che si realizza solo coinvolgendo l’Europa con un programma di ricollocamenti, che da Orban in giù stanno però contrastando.

Le dichiarazioni di Di Maio contrastano però in maniera netta con la posizione finora presa dai 5 Stelle in merito ai fenomeni migratori. Fino ad oggi infatti, ad eccezione di qualche esternazione di Roberto Fico, la linea di Matteo Salvini in materia migratoria è stata completamente appoggiata dagli alleati pentastellati. Sembra paradossale che proprio ora, nel momento in cui l’Italia avrebbe tutte le ragioni per non farsi carico di profughi causati da una guerra manovrata ad hoc da uno Stato occidentali (la Francia?), Luigi Di Maio decida di scaricare il suo alleato di Governo sul tema migrazione.

In tale gesto si può notare tutta l’inadeguatezza di un movimento

e del suo attuale leader che pone avanti a qualsiasi principio la forse vana speranza di avvicinarsi a quell’elettorato cattolico che papa Francesco sta spingendo sempre più a sinistra. Un vero peccato, perché non c’era mai stata occasione migliore come adesso, per compattare l’alleanza e esigere in sede europea o internazionale che venisse fatta chiarezza sull’ormai poco presunto, ma quasi certo, coinvolgimento francese nell’avanzata di Haftar su Tripoli.

Battere per una volta davvero i pugni affinché i nostri cugini transalpini si facessero interamente carico della nuova ondata migratoria dalla Libia, considerando la loro responsabilità diretta sulla vicenda. E invece no, il Governo che si definisce sovranista riesce nell’impresa di consegnare ancora una volta la Libia e i suoi contratti a Parigi, facendo ricadere sull’Italia tutti i danni collaterali dell’operazione.

 

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Di Gabriele Tebaldi

Classe 1990, giornalista pubblicista, collabora con Elzeviro dal 2011, quando la testata ha preso la conformazione attuale. Laurea e master in ambito di scienze politiche e internazionali. Ha vissuto in Palestina, Costa d'Avorio, Tanzania e Tunisia.

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