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Media mainstream e Istituto Luce del ventennio: ormai sono poche le differenze

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Cosa succede quando un Paese apparentemente dall’ordinamento democratico permette che la quasi totalità dell’editoria (carta stampata, televisioni e radio) sia detenuta da due/tre famiglie strettamente legate a partiti e persone presenti nell’attuale Governo?

di Gabriele Tebaldi

Semplice: succede che l’Italia si ritrova improvvisamente catapultata di oltre ottant’anni indietro nella storia. Apri le prime pagine dei giornali, accendi le reti televisive, ascolti la radio e senti un unico segnale rilanciato con giubilo ai quattro venti: il Governo ha vinto, il nostro leader è il migliore di tutti e i nostri alleati non ci tradiranno mai.

Si chiama Consiglio europeo 2020, ma ricorda molto da vicino gli accordi di Monaco del ’38 e sappiamo bene come finì allora. Mussolini, come Conte oggi, venne celebrato dalla stampa italiana come il salvatore della patria e della pace.

E’ infatti sufficiente sfogliare le prima pagine dei nostri giornali a più alta tiratura per capire che i media di oggi, al pari dell’Istituto Luce di allora, hanno tirato fuori l’artiglieria pesante.

Il Corriere della Sera è come al solito il più solerte tra tutti. Per celebrare il Consiglio europeo appena concluso, il giornale di via Solferino (che nel ’38 titolava a difesa della teoria razzista) torna alle vecchie abitudini concedendo un editoriale di prima pagina al Senatore a vita Mario Monti.

Chi meglio di lui d’altronde potrebbe celebrare l’eroiche gesta di Conte, divenuto oggi “il più grande successo dell’euro”, proprio come fu la Grecia nel 2012.

A supporto della firma bocconiana, che si vanto’ in diretta di voler distruggere la domanda interna italiana (riuscendoci), vi sono altre due autorevoli firme dell’europeismo più fideistico: Federico Fubini e Maria Teresa Meli. Il primo divenuto celebre per aver ammesso candidamente di aver nascosto gli effetti nefasti delle politiche di austerity (700 bambini greci morti in più). Il fine pero’ giustifica i mezzi e il “ce lo chiede l’Europa” non si pone problemi umanitari. La seconda invece già nota per avere a più riprese invocato l’azione della Troika in Italia.

Repubblica non è da meno

Ue, subito venti miliardi

titola il giornale di Maurizio Molinari. Unione europea gagliarda e generosa dunque, come lo fu la Wermacht per i civili europei. A suggellare la prima pagina non poteva mancare l’appello di Carlo Cottarelli: “All’Italia adesso servono le riforme”. Proprio Cottarelli che pare avere una passione viscerale per queste riforme che in passato hanno portato alla cesura di svariati miliardi nel settore sanitario. Posti in meno in terapia intensiva? Non esiste miglior cura della fede incrollabile nell’Ue.

Infine La Stampa ora sotto la direzione di Massimo Giannini. La prima pagina in questo caso sfodera il trio delle meraviglie europeiste.

  1. Veronica De Romanis: bocconiana convinta dell’esistenza di un’austerità espansiva ed ora sostenitrice dell’utilizzo del Mes
  2. Alan Friedman: Giornalista americano più volte sbugiardato in diretta nazionale da economisti del calibro di Giulio Sapelli.
  3. Gampiero Massolo: diplomatico di lungo corso e membro della Commissione Trilaterale e dell’Aspen Institute, le fucine del pensiero liberista che muove le politiche dell’Unione europea.

Infine, la miglior performance di allineamento governativo dal mondo giornalistico viene forse fatta su La 7, emittente di Urbano Cairo e legata quindi a doppio filo al Corriere della Sera non nuova a questo genere di posizionamenti sfacciati. Le risatine di scherno della giornalista conduttrice di Omnibus Flavia Fratelli hanno infatti scandito l’intervento del senatore Alberto Bagnai, derubricando cosi l’elaborata critica di un accademico di lungo corso a semplice propaganda dell’opposizione.

Aveva quindi ragione il filosofo Massimo Cacciari quando, recentemente interpellato da Bianca Berlinguer, ha ammesso la necessità di instaurare una dittatura democratica per scongiurare possibili tensioni sociali. Il megafono unico dei media maninstream nostrani ha seguito alla lettere questo consiglio trasformandosi in quell’Istituto Luce che raccontava quotidianamente i successi del regime fascista.

 

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Di Redazione Elzeviro.eu

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