Il variopinto universo della narrazione europeista viene completato da un altro agghiacciante tassello a seguito della scioccante confessione di Federico Fubini, vicedirettore del Corriere della Sera.
La storia recente dell’Unione europea sta prendendo sempre più la forma di un vero e proprio romanzo thriller, dove quelli che ad oggi sono sembrati colpevoli fino a prova contraria, in realtà non lo sono, mentre testimonianze inaspettate sembrano puntare il dito verso “gli insospettabili”.
Il sovranismo: colpevole di tutti i mali, fino a prova contraria
In questo caso il maggiordomo di turno, ovvero il principale indiziato della crisi economica, sociale e culturale dell’Europa, è stato finora interpretato dal sovranismo. Tale corrente di pensiero, secondo la vulgata dei principali quotidiani europei si sarebbe infatti resa colpevole di aver risvegliato nei popoli europei un ormai sopito anelito nazionalista, con tutte le sue oscurantiste derive. Paura dello straniero, chiusura delle frontiere, ma anche rivalutazione dei dazi e critica al sistema euro, sono gli argomenti che, sempre secondo la vulgata liberal progressista, hanno avvelenato i pozzi dell’Europa, creando scompiglio e risultati inaspettati nelle urne. Cosi il sovranismo avrebbe contribuito ad una generale impasse politica europea, bloccando tutti i bei progetti fatti fino al giorno prima e causando una nuova recessione economica.
L’accusa sembra lineare e logica. C’è il movente, ovvero la distruzione del sogno europeo, e c’è anche il mandante: la Russia di Vladimir Putin. In questa narrazione il Cremlino sarebbe la centrale logistica, quello che era Houston per la NASA, da dove partirebbero soldi e finanziamenti per tutti i movimenti sovranisti del mondo.
Russiagate inesistenti e confessioni inaspettate: la narrazione europeista crolla
Poi però la narrazione ha iniziato a scricchiolare. Tutti i Russiagate si sono sciolti come neve al Sole senza uno straccio di prove. Non si è trovata correlazione tra Putin e il sovranismo. Ecco che il romanzo thriller dell’Europa entra infine in una fase di suspense, con colpi di scena degni della miglior regia di Hollywood. Si fa avanti un primo nuovo testimone, Ivo Caizzi, corrispondente storico a Bruxelles del Corriere della Sera, giornale che ha sempre apertamente appoggiato la versione finora dominante.
Con una lettera indirizzata al direttore Luciano Fontana, Caizzi denuncia una voluta manipolazione narrativa da parte della sua stessa testata. Secondo il Corriere l’Italia sarebbe infatti dovuta incorrere con assoluta certezza nella procedura d’infrazione della Commissione Ue. Secondo Caizzi si tratta di un’invenzione ad hoc per speculare sui titoli di Stato italiani. L’evolversi della vicenda sembra dare ragione proprio al cronista del Corsera e il silenzio (assenso?) della direzione del giornale milanese risulta piuttosto eloquente.
Ecco che infine arriva il pentito che non ti aspetti. Il personaggio che segna la fase finale del romanzo. Entra in scena Federico Fubini, proprio quel giornalista che, secondo Caizzi, aveva diffuso notizie false favorendo speculazioni sui titoli sovrani.
La confessione del pentito Federico Fubini
“Faccio una confessione, c’è un articolo che non ho voluto scrivere. Guardando i dati della mortalità infantile in Grecia mi sono accorto che facendo tutti i calcoli con la crisi sono morti 700 bambini in più di quanti ne sarebbero morti se la mortalità fosse rimasta quella di prima della crisi. La crisi e il modo in cui è stata gestita ha avuto questo effetto drammatico e ci sono altri dati che confortano questa mia conclusione, come i bambini nati sottopeso“.
Si tratta di una confessione scioccante, perché smentirebbe in toto la vulgata anti sovranista. Fubini ammette infatti la responsabilità diretta delle politiche di austerity (“la crisi e il modo in cui è stata gestita) nel peggioramento delle condizioni socioeconomiche della Grecia. Non solo, il vicedirettore del Corriere della Sera confessa di non aver volutamente divulgato tale vicenda. Ci sono tutti gli ingredienti per un finale a sorpresa, abbiamo l’inquinamento delle prove e la confessione di un pentito. E quindi il sovranismo cosa c’entra in tutto questo? Il pentito europeista prosegue cosi
“Ho deciso allora di non scrivere perché il dibattito in Italia è avvelenato da antieuropei pronti a usare qualsiasi materiale come una clava contro l’Europa e quello che rappresenta, cioè la democrazia fondata sulle istituzioni e sulle regole. Mi sono detto, se scrivo questo vengo strumentalizzato dagli antieuropei e ostracizzato dagli altri, la sostanza del problema si perde e dovrei perdere tempo a difendermi da attacchi sui social e non”
Fubini: pentito, ma non troppo
Se la confessione era già grave, la sua giustificazione è ancora peggiore. Fubini ammette di aver volutamente insabbiato la verità. Una verità peraltro piuttosto inquietante, considerato che si tratta della pelle di quasi un migliaio di bambini e della vita distrutta delle loro famiglie. Detto questo, il vicedirettore del Corsera rivendica la sua scelta per un bene superiore: la difesa dell’Unione europea e della sua carriera giornalistica. Si è compiuto in questo modo il delitto perfetto, finalmente smascherato: l’austerity imposta dalla Commissione europea ha causato in Grecia numeri da guerra (altroché oasi di pace) e uno dei giornalisti più conosciuti in Italia ed Europa ha placidamente nascosto la verità, deviando invece l’attenzione sul presunto pericolo sovranista.
La domanda che sorge ora spontanea è: quanti Fubini ci sono in giro? Quanti giornalisti ritenuti rispettabili che lavorano presso testate altrettanto rispettabili, hanno volutamente scelto di non dire la verità per la propria personale simpatia verso il progetto politico europeo, ma soprattutto per tutelare personali interessi di carriera?
Alla luce della tranquillità con cui tale confessione è stata fatta e dell’impunità di cui probabilmente godrà Fubini (l’Ordine dei giornalisti finora non è stato pervenuto) abbiamo un forte sospetto che tutta l’Europa pulluli di simili giornalisti.
Leggi la denuncia del corrispondente Ivo Caizzi al Corriere della Sera:
Un grido nel silenzio: Caizzi si ribella al Corriere della Sera