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Le figuracce di Cacciari e Mentana per difendere l’immigrazione

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Massimo Cacciari ed Enrico Mentana si sono resi entrambi protagonisti di una feroce crociata in difesa dei migranti. In tutti e due i casi sono, però, facilmente smascherabili diversi difetti di fondo: pressapochismo analitico, incapacità di giudizio imparziale e ipocrisia ideologica.

Partiamo da Cacciari.

Il disastro umanitario in Grecia che non ha scosso l’animo pio di Cacciari

Quel filosofo che ha difeso con fervore religioso la bontà del progetto europeo, anche di fronte al disastro umanitario che le regole inique di Bruxelles hanno portato in Grecia. Scomparsa dei farmaci essenziali dagli ospedali, diminuzione drastica degli stipendi pubblici tra cui personale medico e il conseguente aumento spaventoso della mortalità infantile non hanno scosso l’animo di Cacciari.

Per questo motivo bisogna sforzarsi, impegnarsi, e mettercela tutta per dare un senso e dare ragione al “Vergogna” urlato da Massimo Cacciari in diretta nazionale su La7.

Il filosofo quasi riesce a convincere il pubblico che “in effetti 50 persone in mezzo al mare…”

Macron scaricava i migranti come rifiuti, senza scandalizzare nessun Cacciari

Poi improvvisamente, oltre al silenzio sulla Grecia, ti ricordi che Cacciari e i vari Gino Strada, Roberto Saviano e Luigi de Magistris non hanno aperto bocca nemmeno quando “la speranza della nuova Europa liberale”, ovvero Emmanuel Macron, sbarrava i confini non a 50, bensì a centinaia di migranti, donne e bambini.

A nessuno di questi pseudofilosfi, pseudomissionari, pseudoscrittori e pseudosindaci è venuto in mente di dare del “fascista” o del “razzista” a Macron quando la sua gendarmerie scaricava come merce avariata i migranti aldilà del confine. Cacciari in quel momento non gridava “Vergogna” digrignando i denti di fronte a milioni di spettatori.

Allora, come oggi, si trattava di vite umane, di donne e di bambini, lasciati a piedi in mezzo ai boschi, magari con temperature sotto zero, magari senza cibo e acqua. Condizioni di gran lunga peggiori rispetto ai comunque assistiti migranti che hanno sostato per giorni in mezzo al Mediterraneo.

Nessuno ha osato ribellarsi a Monsieur le President.

E allora non occorre altro che constatare, citando proprio l’enfant poco prodige, che in questi ipocriti da quattro soldi abbiamo trovato la vera lebbra d’Europa.

Il campismo del cacciatore di fake news

Dall’altra parte Enrico Mentana per la sua nuova avventura online ha assoldato lo (pseudo) cacciatore di bufale David Puente.

Nascosto dietro a una mansione all’apparenza imparziale, come lo smascheramento di notizie false, si cela in realtà uno smaccato campismo.

La solerzia maniacale nel denunciare le bufale di inutili profili privati è puntualmente accompagnata da silenzi tattici sulle enormi panzane che diffondono i media, con molta più malafede (e risonanza).

Per esempio negli ultimi due giorni il “segugio” Puente ha lavorato senza sosta nel tentativo di smascherare nientepopodimeno che un profilo Facebook di una persona semisconosciuta. Tale signor nessuno avrebbe, secondo Puente, diffuso una falsa immagine dello stato attuale dei cittadini di Amatrice per denunciare un presunto doppiopesismo nel trattamento di italiani e migranti. Questo profilo sconosciuto sarebbe rimasto nell’anonimato di qualche centinaio di condivisioni virtuali, non fosse che proprio lo “sbufalatore” Puente abbia dato la notorietà a chi non aspettava altro.

Il silenzio di Puente sul Corriere della Sera

Quanta energia sprecata dal “segugio” di Mentana per un misero profilo Facebook. Un dispendio di forze che deve aver annebbiato la vista all’infallibile cacciatore di fake, visto che, proprio in questi giorni, veniva smascherata una grandissima panzana diffusa, non già da un anonimo webete, ma da uno dei quotidiani più venduti in Italia.

Perché il pignolo Puente non ha voluto approfondire la vicenda che coinvolge il Corriere della Sera e il suo Direttore, accusato da un suo stesso dipendente di aver diffuso il falso con fini poco etici?

Occorre diffidare da chi si autoproclama arbitro della verità.

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Di Gabriele Tebaldi

Classe 1990, giornalista pubblicista, collabora con Elzeviro dal 2011, quando la testata ha preso la conformazione attuale. Laurea e master in ambito di scienze politiche e internazionali. Ha vissuto in Palestina, Costa d'Avorio, Tanzania e Tunisia.

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