Lo storico corrispondente del CdS denuncia una possibile opera di disinformazione orchestrata dal suo quotidiano, durante la trattativa tra l’Italia e la Commissione Europea.
“Chiedo al comitato di redazione di verificare e valutare il comportamento del direttore Luciano Fontana nella copertura della trattativa tra Unione Europea e Italia sulla manovra di bilancio 2019… il 1 Novembre scorso Fontana apriva il giornale titolando in prima pagina su una procedura d’infrazione UE contro Italia inesistente, oltre che tecnicamente impossibile, in quella data. In trent’anni non ricordo un’altra “notizia che non c’è” simile in quella collocazione sul Corriere. Anche perché Fontana potrebbe aver dato il massimo risalto possibile a quello scoop, pur sapendo che non si era mai arrivati nemmeno alla fase iniziale della proposta tecnica dei commissari UE…
Un gesto storico
Ciò che avete appena letto segna una svolta epocale. E’ un grido nel silenzio (o meglio, nel frastuono dell’informazione parapropagandistica), una rivoluzione copernicana, un gesto di ribellione assimilabile a quello di Jan Palach. Con il suddetto comunicato Ivo Caizzi, storico corrispondente del Corriere della Sera, esce allo scoperto, insinuando in maniera decisamente esplicita una presunta manipolazione orchestrata dal suo quotidiano di appartenenza.
Con tutta probabilità, questo ammutinamento intellettuale non sarebbe stato possibile senza un trentennio di rinomata carriera alle spalle, senza la possibilità di trovare agevolmente un’altra sistemazione e senza -aggiungiamo maliziosamente noi- un conto assai rasserenante sui contributi previdenziali versati: in ogni caso, ben venga. Sì, perché una manifestazione di dissenso proveniente dall’interno del sistema mediatico “qualificato” è cosa ben diversa rispetto alla scarna opposizione della controinformazione e si spera che possa innescare un effetto domino, vitale per la rinascita della categoria.
Gli “scoop” di Fubini
Stando alla versione del giornalista di Via Solferino, il suo direttore avrebbe approvato per più settimane una narrazione, non solo non corroborata dai fatti, ma perfino in netta antitesi rispetto alle informazioni in possesso della redazione, le quali indicavano la presenza di una trattativa ancora in corso tra il nostro paese e la Commissione Europea.
Luciano Fontana avrebbe preferito affidarsi agli scoop del suo vicedirettore Federico Fubini, volto noto agli spettatori di Piazza Pulita. Anche nella trasmissione di Corrado Formigli infatti, dal quale venne costantemente invitato a cavallo tra Ottobre e Novembre, Fubini perseverò nel rimarcare la sua versione, ostentando preoccupazione per l’atteggiamento del governo e per il futuro del paese. Il tutto, senza tener conto delle considerazioni di Claudio Borghi, che fece notare a più riprese l’inconsistenza del nefasto scenario prospettato dall’economista del Corsera; un’obiezione molto semplice e lineare, fondata sull’impossibilità tecnica di avviare una procedura d’infrazione, prima che un’infrazione (nella fattispecie, la scelta di approvare in Parlamento una manovra bocciata dalla Commissione) sia stata commessa.
Il rischio speculativo
Tuttavia, l’aspetto più scoraggiante della vicenda (ben più della deliberata attività di disinformazione) è il potenziale effetto collaterale finanziario. Come puntualizza anche Caizzi verso la fine del suo comunicato
“Quello che conta è che il Cds chiarisca…se le notizie con annuncio della procedura e smentita della trattativa UE-Italia possano aver influito sui mercati finanziari, favorendo di fatto speculatori che in quei giorni scommettevano capitali ingenti sulla destabilizzazione dell’Italia.”
Un argomento che, non a caso, fu oggetto di un aspro dibattito -sempre a Piazza Pulita- proprio tra Fubini e Giulio Sapelli. Il noto accademico, nonché mancato premier, dopo aver bacchettato il suo interlocutore per un terrorismo psicologico (sbattuto sulla prima pagina del principale quotidiano nazionale) tanto precipitoso quanto inopportuno, ebbe a ricordare l’ottimismo dichiarato da colossi come J.P. Morgan e BNP Paribas nei confronti della situazione economica italiana.
Informazione ed opposizione
Questo esecutivo non è certo esente da colpe, né tantomeno privo di difetti, tra i quali spiccano la scarsa coesione delle agende politiche delle due forze di governo, gli sconfinamenti di competenze di Salvini e l’approssimazione del dibattito politico. D’altra parte, non si può non riconoscere la fondatezza delle lamentele circa l’atteggiamento ostile e scorretto del mondo dell’informazione, il quale, piaccia o meno, rappresenta la principale forma di opposizione all’attuale maggioranza. Un fatto triste sia per gli altri partiti che siedono in parlamento, sia per la deontologia dell’intera categoria giornalistica.
Ora che tutti i nodi vengono al pettine, cogliamo l’occasione per celebrare il coraggio di Caizzi, oltreché per chiedere -seppur, con vane speranze- che il comitato di redazione del Corriere faccia chiarezza sulla vicenda. E magari anche per ricordare (come sottolineato da Daniele Scalea) che un professionista autorevole e qualificato come Fubini fa parte della famosa task force contro le fake news: creata, tu guarda, proprio dalla Commissione Europea.