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Trent’anni di declino italiano: Prodi, Ciampi e gli altri responsabili

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Non è l’Euro ad aver condannato l’Italia a trenta anni di declino ed impoverimento. È l’incompetenza delle nostre classi dirigenti che non hanno capito la natura profonda di questa moneta e dei Trattati che l’hanno istituita.

di Giuseppe Masala

Image result for puntarono tutto sulla diminuzione del rapporto debito/PIL, fondata sull’immissione di capitali esteri votati al saccheggio e dunque allo smantellamento del nostro apparato industriale, anche attraverso la privatizzazione e lo smembramento dell’industria pubblica.

Ritenevano, sbagliando, che questi capitali esteri erano acquisiti per sempre  – tanto siamo tutti europei, per scoprire, poi, che questi capitali allo stormir di fronde di una crisi tornano a casa velocemente: e da qui aumento degli spread, crollo dei corsi azionari e obbligazionari con conseguenti down delle banche e aumento del fabbisogno del bilancio statale.

Un film già visto.

Invece i paesi del Nord Europa hanno capito da subito la natura dell’Euro e dei trattati: il loro NIIP (Net international investment position) al 2018 è il seguente:

Germania 60,6% del Pil
Belgio 43,9%
Danimarca 63,2%
Lussemburgo 46,5%
Olanda uno strabiliante 69,9%.
Unica eccezione alla Regola Nordica è Malta con uno stupefacente 65,6%.

Fonte Eurostat, al 31/12 2018.

Ora, va da sé che per ottenere risultati del genere hanno lavorato di cesello per decenni, curando in maniera maniacale Bilancia Commerciale ed export. Mentre noi, (non solo noi per la verità, c’è chi è infinitamente messo peggio come Grecia, Spagna e Portogallo) abbiamo mandato tutto in vacca con una politica economica completamente padellata e l’errore stava nel manico: i capitali europei esistevano solo nella testa bacata dei nostri governanti. Esistevano (ed esistono) i capitali tedeschi, olandesi, danesi, lussemburghesi. E conseguentemente i debiti esteri italiani, francesi, spagnoli, portoghesi e chi più ne ha ne metta. Quando si tratta di soldi tutta la retorica europoide va a farsi benedire: puoi parlare di cultura europea (che poi non esiste), ma i tedeschi (e i loro amici) i loro soldi li rivogliono indietro sull’unghia e con gli interessi; altro che fratellanza europea.

Sul banco degli imputati, piaccia o no, ci sono Ciampi, Visco (l’ex ministro delle Finanze), Prodi, Tremonti e Padoa Schioppa. Si sono nutriti dell’illusione che bastasse far abbassare il rapporto debito/pil anche facendo entrare i capitali stranieri senza pensare che ci stavamo mettendo il cappio al collo. In definitiva abbiamo passato dal 1999 al 2011 a dare la caccia ai fantasmi a colpi di zappa e che per giunta ci arrivava sui piedi. Poi, sulla gradazione delle responsabilità, presto o tardi parlerà la Storia.

Questo è quanto.

Piccola nota a margine: chi pensa che sia “repressione finanziaria” (termine molto in voga tra gli economisti bocconiani) compensare i capitali stranieri in uscita dall’Italia con i capitali italiani investiti all’estero sbaglia.

Tutta la narrativa della efficiente allocazione delle risorse, dell’utilitarismo degli agenti e il resto della giaculatoria e dei kirieleison liberisti non ha capito che tutto questo esiste sulla carta. Solo per fare un esempio, noi italiani abbiamo oltre 2100 miliardi di risparmio gestito e questo significa che sono solo un pugno di persone a deciderne l’allocazione. Persone che seguono logiche diverse, compresa quella di non far saltare le proprie banche in Italia a causa di una tempesta finanziaria dovuta all’uscita di capitali esteri e quindi, se serve, i capitali li fanno rientrare. Aveva ragione Hyman Minsky questa è l’epoca del Money Manager Capitalism.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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