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Chi è Carlo Cottarelli, il sicario della Troika in Italia

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Dopo l’incarico lampo come Primo Ministro italiano, subito revocato, Carlo Cottarelli sembra avere ancora il dente avvelenato contro l’attuale Governo, reo di averlo estromesso.

Nascosto dietro un volto apparentemente docile e ridanciano, si nasconde in realtà un personaggio calcolatore, ma soprattutto vendicativo.

La scuola neoliberista ha formato Cottarelli

Milton Friedman (a destra) insieme al Presidente Usa Ronald Reagan, ha influenzato l’economia come oggi la conosciamo

Vediamo dunque chi è davvero Carlo Cottarelli e qual è il suo ruolo nell’attuale fase politica italiana. Di anni 64, Cottarelli ha terminato i suoi studi negli anni ‘70, prima con una laurea in economia e poi con un master alla London School of Economics. Occorre inquadrare bene questo periodo storico per comprendere la formazione economica del personaggio. Gli anni ‘70 rappresentano infatti lo spartiacque storico tra la cosiddetta scuola keynesiana e la scuola di Chicago, frequentata dai noti Chicago boys. In sostanza negli anni ‘70 si è consumata una vera e propria battaglia intellettuale, e ideologica.

Da una parte i seguaci delle idee di John Maynard Keynes, che volevano far proseguire l’esperienza degli Stati sociali, “welfare state”, dove l’apparato pubblico gestiva e coordinava la maggior parte dell’economia. Dall’altra vi erano i seguaci di Milton Friedman e Friedrich Von Hayek, che lentamente avrebbero diffuso una nuova teorica economica, divenuta poi dominante: il neoliberismo.

Meno Stato, meno tasse e la maggior parte dei servizi di base dati in gestione ai privati. Ecco, la London School of Economics è stata negli anni ‘70 una delle fucine di questa seconda corrente di pensiero e Cottarelli ne è dunque diventato uno dei primi adepti.

La militanza presso la Banca d’Italia e il Fondo monetario internazionale

Con questo tipo di formazione il nostro Carlo è andato poi a lavorare per la Banca d’Italia nel 1981, un altro anno cruciale per la storia economica europea. Il 1981 è infatti l’anno del divorzio tra Banca d’Italia e Ministero del Tesoro. Da allora la creazione della moneta, e quindi la capacità di spesa, non è più appannaggio dei Governi eletti ma di entità esterne, Banca d’Italia prima e Banca centrale europea dopo. Dopo sei anni di gavetta in quest’istituto, Cottarelli fa il salto di qualità di carriera che attendeva. Viene infatti arruolato nel Fondo monetario internazionale (Fmi), dove militerà per oltre vent’anni.

È questo l’istituto che forma definitivamente l’economista italiano. Se la London School of Economics era la fucina dei futuri neoliberisti, il Fmi rappresenta l’ufficio fatto su misura per questi. Ecco infatti alcuni principi che hanno regolato e regolano ancora oggi gli interventi del Fondo nei vari Stati:

  1. Una politica fiscale disciplinata che limiti forti deficit rispetto al prodotto interno lordo
  2. Riaggiustamento della spesa pubblica con tagli ai “sussidi indiscriminati”
  3. Riforma del sistema tributario con il conseguente allargamento della base fiscale e l’abbassamento dell’aliquota marginale
  4. Tassi di interesse reali e moderatamente positivi
  5. Tassi di cambio della moneta reale determinati dal mercato
  6. Liberalizzazione del commercio e delle importazioni, con la conseguente soppressione delle restrizioni quantitative e il mantenimento dei dazi ad un livello basso
  7. Apertura e liberalizzazione degli investimenti provenienti dall’estero
  8. Privatizzazione delle aziende statali
  9. Deregulation: abolizione delle regole che impediscono l’entrata nel mercato o che limitano la competitività.

Il discutibile metodo di lavoro del Fmi

Principi che ci ricordano molto da vicino quello che è stato fatto in Grecia dal 2011 e in parte in Italia. Per comprendere ancora meglio l’ambiente di lavoro in cui ha fatto carriera Cottarelli, ecco l’estratto di una dichiarazione del Premio Nobel Joseph Stiglitz, che pone dei dubbi sulla preparazione dei dipendenti del Fmi:

“C’è stato il caso di alcune équipe assegnate ad un paese che hanno scritto la bozza del loro rapporto prima di visitarlo. E mi hanno raccontato di una équipe che ha copiato buona parte del testo di un paese e lo ha usato così com’era per un rapporto su un altro…Gli esperti del Fondo credono di essere più intelligenti, più preparati e meno politicizzati degli economisti dei paesi che visitano…Ma credete a me: ho insegnato all’Università di Oxford, al Mit, a Stanford, a Yale e a Princeton, e il Fondo non è quasi mai riuscito ad assumere uno dei loro migliori studenti”.

Parole eloquenti di un esperto che gettano ombre sull’Istituto che vuole essere il principale organo di sostegno delle economie statali nel mondo.

Tra documenti allarmisti e omelie televisive, Cottarelli resta in agguato per conto della Troika

Infine, dopo una militanza ventennale nel Fmi, Cottarelli rientra in patria e, dopo una consulenza per il Governo Letta, diventa direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici italiani. È curioso che un personaggio così poco noto nel panorama politico italiano, salga alla ribalta proprio durante la formazione del Governo gialloverde. Già durante la stesura del contratto di Governo tra Lega e 5 Stelle, occorre ricordare come l’Osservatorio sui Conti Pubblici italiani, quello diretto da Cottarelli, fece uscire uno studio che “dimostrava” l’insostenibilità economica del programma del nuovo Governo.

Lo studio dell’Osservatorio di Cottarelli pubblicato durante le convulse giornate maggio 2018

 

Uno studio che scatenò spread e mercati, mettendo in crisi la formazione dell’esecutivo. Poi, sull’onda del protagonismo, è stato chiamato da Mattarella per formare un Governo tecnico, dopo il rifiuto di Savona. Premier incaricato per 48 ore, Cottarelli è stato poi messo da parte, cosa che pare non abbia gradito.

Da lì in poi è rimasto in agguato, facendosi sentire con dichiarazioni al veleno rilasciate alla stampa straniera e con un ricchissimo contratto presso il programma Rai di Fabio Fazio, dove come ospite fisso diffonde a livello nazionale la sua ideologia economica. Come un predatore che finge di dormire, Cottarelli resta in attesa del momento giusto, mentre ipnotizza i cittadini italiani con la novella liberista. Aspetta il momento di crisi giusto per concludere il suo lavoro di sicario dell’economia italiana per conto della Troika.

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Di Gabriele Tebaldi

Classe 1990, giornalista pubblicista, collabora con Elzeviro dal 2011, quando la testata ha preso la conformazione attuale. Laurea e master in ambito di scienze politiche e internazionali. Ha vissuto in Palestina, Costa d'Avorio, Tanzania e Tunisia.

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Un commento

  1. Bravi ragazzi continuate così, vi stimo