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Il decreto del rilancio, per tutti, ma non proprio

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Negli scorsi giorni è stato finalmente erogato il tanto atteso “Decreto Rilancio” ed è apparso subito chiaro quanto, malgrado la buona volontà, il governo abbia le idee confuse sulla messa in pratica di questo rilancio.

Nella smania di accontentare tutti, 55 miliardi di euro saranno riversati “a pioggia” su diverse categorie della popolazione, ma nel calderone ci si è dimenticati di inserire i 23.312.000 disoccupati italiani:
il Coronavirus infatti, ha bruciato migliaia di posti di lavoro, nonostante la scarsa copertura destinata ad una notizia così catastrofica.

Che l’epidemia di Covid abbia causato una grave crisi economica è ormai una realtà di cui tutti ci siamo resi ben consapevoli negli ultimi mesi. La crescita economica italiana, con un +0,3%, è stata stimata come la peggiore in Europa, ed è stato calcolato un crollo del PIL del 9,5%, che ci ha collocato secondi nella classifica europea, solo dopo la Grecia (come al solito, siamo sul podio nelle classifiche sbagliate). Ma vi sono dei dati altrettanto allarmanti, che però sembrano passare in secondo piano.

Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, il tasso di disoccupazione dell’Eurozona è passato dal 12% del 2013 al 7,4% di marzo 2020, registrando un’inversione di tendenza nel trend che ha visto la disoccupazione in costante calo negli ultimi anni. Critica è la situazione del nostro paese anche in questo caso, che riporta un aumento del 12,7%.

L’elevato grado di disoccupazione in Italia era preoccupante già da prima dell’epidemia, ma la crisi sanitaria ha ancor più aggravato la situazione. I due mesi della “lockdown economy” hanno provocato uno shock epocale, bloccando il 34,3% degli occupati dipendenti, il 41,5% di quelli indipendenti, e milioni di lavoratori hanno perso il proprio lavoro a causa dell’arrestamento (e talvolta, chiusura) di moltissime fabbriche e imprese.

Si tratta però di un problema che il nostro stesso governo sembra sottostimare e a dimostrarlo è proprio il nuovo “Decreto Rilancio”.

Il governo della “buona volontà”

Possiamo dire che questo provvedimento rappresenti a pieno la natura del governo attuale: si vuole fare, e anche tanto, ma alla fine si finisce per fare poco, e forse niente. Insomma, la buona volontà c’è, e si vede, ma nella pratica, pare non si arrivi mai a risoluzioni concrete e definitive.

La strategia di questo nuovo decreto, in breve, è la seguente: riversare più soldi possibili su varie categorie della popolazione, in maniera disomogenea (e forse casuale?) e poi sperare.

Le criticità del nuovo decreto

Innanzi tutto, con i suoi 256 articoli e 264 pagine, salta subito all’ occhio l’eccessiva complessità di questo provvedimento, che oltre a mettere in confusione noi cittadini, probabilmente disorienterà anche gli stessi parlamentari che dovranno approvarlo. Ma il problema di base è proprio la struttura cardine di questo decreto: manca di una riforma fiscale complessiva, di un programma economico serio e a lungo termine, mentre si è preferito puntare sulla filosofia di “voler accontentare tutti”, rischiando poi di non riuscire ad accontentare nessuno.

E in mezzo a questo calderone di articoli e norme, tra la confusione e la smania, vi è comunque una categoria che è stata considerata solo apparentemente: quella dei disoccupati. E’ stata presentata come una manna dal cielo la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, ma è davvero abbastanza questo precario e, solo momentaneo, sostegno finanziario per i disoccupati? Forse sarebbe stato saggio elaborare anche un piano di reintroduzione sul mondo del lavoro di questi individui, che ormai rappresentano una grossissima percentuale nel nostro paese.

E’ ridicolo pensare che si è preferito sprecare (perché di spreco si tratta) i fondi in “bonus vacanza” per le famiglie al di sotto dei 40000 euro di ISEE, quando sicuramente le famiglie, soprattutto quelle meno abbienti, hanno priorità di tutt’altro natura in questo momento.

L’unica opportunità per i nuovi disoccupati

Il fatto che non si cerchi di applicare degli sgravi sulle tasse del lavoro così da permettere alle aziende di assumere a costo zero, o comunque minimo, dà adito a perplessità: solo una manovra del genere avrebbe potuto offrire prospettive concrete ai milioni di disoccupati italiani.

In tutto ciò, mentre il governo presentava fiero il suo nuovo “capolavoro”, neanche l’opposizione ha esattamente dato prova di assennatezza, concentrando tutte le proprie energie nel criticare le lacrime della Bellanova per la già ormai superata “vicenda braccianti”. E così, anche questa volta l’Italia rischia di essere abbandonata a se stessa nel mezzo di una delle peggiori crisi mai affrontate, vittima delle ambizioni dei suoi politici che non si concretizzano mai.

 

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Di Redazione Elzeviro.eu

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