l problema della natalità in Italia è stato più volte ripreso da questo foglio elettronico. Specialmente in alcune aree totalmente spopolate come la Sardegna, dove i giovani partono per fare qualsiasi lavoro in altre città europee, piuttosto che osare nel campo dell’imprenditoria e morire di tasse, burocrazia e ottusità dilagante.
Lo spopolamento è un problema connesso e di ancora più immediato impatto della scarsa natalità.
Il problema, però, attanaglia anche e soprattutto le aree montane. Un problema che un giornale con base a Torino non può e non deve dimenticare di affrontare. Ecco allora che si va a ricercare, in vista delle imminenti elezioni regionali piemontesi, chi promise e cosa.
Il centrosinistra,
infatti, promise in campagna elettorale, ormai un lustro fa, di introdurre una fiscalità agevolata per le aree montane. La proposta, purtroppo è rimasta tale. In Piemonte si era invero registrato un Ordine del giorno, approvato dal Consiglio regionale, nel 2016. A palazzo Lascaris si discusse infatti, su proposta del consigliere Gian Luca Vignale, di introdurre sgravi fiscali ed agevolazioni per le aree montane. Vignale, pur afferendo all’area dell’opposizione, aveva proposto qualcosa che era stato invero avanzato in primis dalla componente di centrosinistra, in itinere della campagna elettorale.
Tuttavia, la questione è rimasta abbandonata negli archivi del Palazzo,
e non più riportata in auge fino ad oggi, quando, a ridosso delle elezioni, la promessa (da marinaio) è stata rinnovata da tutti i fronti politici. L’onestà intellettuale, però, ci porta a dire nome e cognome di chi propose la discussione nell’aula legislativa regionale, e ad indicare come la componente esecutiva abbia lasciato lettera morta l’interessante proposta politica.
La situazione nelle aree montane è raccapricciante.
In trecentocinquanta tra comuni e frazioni di una certa consistenza, si registra la mancanza di farmacie, negozi ed esercizi di ristorazione. Ciò che, tra l’altro, blocca l’afflusso turistico ed aumenta l’inquinamento, costringendo la popolazione locale all’utilizzo del mezzo a motore per esperire le più banali necessità.
L’Unione Enti Montani ha lanciato l’appello (e la richiesta):
Una fiscalità agevolata per chi in montagna voglia far rifiorire commercio e quelle attività necessarie a distinguere un agglomerato di case sparse da un centro abitato che tale voglia essere considerato.
Lo spopolamento commerciale nell’ultimo lustro è aumentato del 30%.
In molti casi, come nel cuneese, per comprare il pane bisogna macinare fino a dieci chilometri. Bere un espresso, per molti, è un lusso. Socializzare, un altro privilegio. Come si diceva sopra, 350 centri abitati sono privi di negozi, farmacie e bar, ma altri 500, se si seguitasse con questo trend, sarebbero in grave pericolo di subire la medesima sorte.
Da quattro anni la desertificazione commerciale è schizzata del 30%. Ed entro dieci potrebbe raddoppiare
ha dichiarato Marco Bussone, presidente nazionale dell’Unione Nazionale Comuni, Comunità ed Enti montani. All’ente, voce fondamentale dell’economia montana, aderiscono le Unioni montane di Comuni, i Comuni montani, le Province ed altri enti operanti in montagna.
Sarà solo campagna elettorale, o le amministrazioni regionali decideranno finalmente di adoperarsi in questo senso, magari di concerto con il Governo – sicché il problema è sopra tutto piemontese, ma condiviso con altre regioni?
La recessione ci fa riscoprire i valori o ci mette in crisi?