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Papa Francesco nega l’esistenza della mafia nigeriana?

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L’ultimo discorso pronunciato da Jorge Mario Bergoglio (papa Francesco) di fronte alla platea degli studenti dell’Istituto San Carlo di Milano contiene la summa esasperata di un pensiero progressista avulso dalla realtà e dalla storia.

Difficile elencare tutte le curiose ed affascinanti rivisitazioni storiche fatte da papa Francesco durante quest’occasione. Sono tante, troppe per un solo discorso.

Per papa Francesco esiste solo la mafia italiana

Proviamo dunque ad analizzarle con calma, partendo dalla prima:

La mafia non è stata inventata dai nigeriani, ma è un valore nazionale. La mafia è nostra, made in Italia.

Salta all’occhio innanzitutto il carattere provocatorio di tale affermazione, forse più adatto al palco di un comizio politico piuttosto che al “sacro” sermone del pontefice. Affermando che la “mafia è nostra ed è un valore nazionale” Bergoglio si fa infatti portavoce di quella squallida generalizzazione che troppo spesso noi italiani subiamo quando andiamo all’estero.

Episodi che talvolta si risolvono in una faceta diatriba da villaggio vacanze, altre volte si concretizzano in più perfidi comportamenti razzisti. “Italiano mafioso” è quell’etichetta squallida patita sulla pelle di milioni di italiani (soprattutto meridionali) emigrati all’estero. Un’etichetta ingiusta e antistorica. Papa Francesco furbescamente dice poi che “la mafia è nostra”, ma in realtà sta dicendo che è “vostra”, scaricando il barile in quanto lui è italiano solo nelle origini. Criticare il razzismo, assumendone la logica di fondo non è un buon punto di partenza, soprattutto se sei la prima carica della  religione più seguita al mondo.

Il crimine non ha bandiera e si alimenta nella globalizzazione

Dissertare invece sull’esistenza o meno della mafia nigeriana o di altre mafie si tratta invero di un esercizio di pignoleria semantica sterilissimo. Se papa Francesco non se la sente di chiamarle mafie, le classifichi pure come organizzazioni criminali. In tal caso nessuna barriera semantica impedirà la scoperta di associazioni delinquenziali con bandiera d’origine diversa da quella italiana. Come l’organizzazione tribalcriminale, nigeriana per l’appunto, che fu coinvolta nel macabro omicidio rituale di Pamela Mastropietro. Per non parlare del traffico di esseri umani che ha sì come punto d’arrivo, talvolta, la mafia italiana, ma che esiste grazie ad una fitta rete di delinquenti dall’Africa subsahariana fino alla Libia.

Insomma, le organizzazioni criminali non hanno bandiera o colore, ma sono, purtroppo, universali e si alimentano e si rafforzano proprio laddove lo Stato, i suoi confini e le sue leggi non vengono rispettati. Le mafie, dunque, sopravvivono proprio dove i porti sono aperti e le frontiere non esistono.

Su Facebook sono presenti innumerevoli profili gestiti da trafficanti di esseri umani, tutti provenienti da Libia e Africa subsahariana.

Le migrazioni nella storia che hanno portato morte e distruzione

Veniamo ora al secondo punto affrontato da Bergoglio, in particolare quando afferma che

Anche l’Europa è stata fatta da migranti. I barbari, i celti. Tutti questi che venivano dal nord e hanno portato le culture.

Anche in questo caso, più che una dichiarazione del santo padre, sembra di essere di fronte all’interrogazione di un alunno storicamente molto impreparato. Non occorrono specializzazioni accademiche di sorta per sapere quanto culturalmente buio fu il periodo delle “invasioni barbariche” che, tra le altre cose, causarono la dissoluzione dell’Impero romano. Entità sì dominatrice, ma faro di quella cultura, soprattutto legale, chiamata in causa da Bergoglio.

Dei barbari del nord  si ricordano con piacere le folcloristiche usanze che adoperavano presso i loro villaggi, non con altrettanto entusiasmo si ricordano invece le scorribande in Italia, con razzie, stupri e saccheggi annessi. Anche Attila era un migrante, per intenderci.  Andando a ritroso nel tempo dallo stesso Antico Testamento  si ricava un concetto di “migrazione” tutt’altro che pacifico. Nei passi dell’Esodo e del Deuteronomio i discendenti di Giacobbe guidati da Mosè e dai profeti successivi, migrano dal deserto verso la “Terra promessa” e, dietro “ordine divino”, portano la guerra, con le sue atrocità annesse, ai popoli che ivi abitavano (come i moabiti e gli ammoniti, tra l’altro popoli imparentati con gli stessi israeliti).

Tutto questo per dire che la migrazione è sempre negativa? No. La migrazione è un fenomeno complesso che va attentamente analizzato nelle sue precise cause storiche e nelle sue conseguenze nell’immediato e per il futuro. Alla stregua di certe semplificazioni leghiste, l’analisi proposta da Bergoglio è del tutto insufficiente per avere una chiara lettura del fenomeno. E se il massimo livello della Chiesa cattolica non è in grado di dare risposte in tal senso, tutta l’istituzione ha un grosso problema.

 

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Di Gabriele Tebaldi

Classe 1990, giornalista pubblicista, collabora con Elzeviro dal 2011, quando la testata ha preso la conformazione attuale. Laurea e master in ambito di scienze politiche e internazionali. Ha vissuto in Palestina, Costa d'Avorio, Tanzania e Tunisia.

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