L’ennesimo fatto di cronaca avvenuto a Torino ha avuto come protagonista un immigrato irregolare (si può ancora dire clandestino?), già destinatario di un decreto di espulsione.
Nella settimana in cui il tentativo di strage, fortunatamente non riuscita, da parte di un senegalese, ha occupato le pagine di cronaca nazionale, ecco che un secondo episodio, meno vistoso, ma altrettanto grave, getta più di un dubbio sul livello di sicurezza delle città italiane.
Uno stupro in pieno centro a Torino
Dubbi che crescono nel momento in cui si scopre che il tentato stupro non è avvenuto in una remota periferia di Torino, bensì in pieno centro, nel Parco del Valentino, a pochi passi da Piazza Vittorio Veneto e dalla Chiesa della Gran Madre. All’uscita di una discoteca, il Life, una coppia di ragazzi appena maggiorenni si è appartata in una panchina.
Un trentenne della Guinea si è avvicinato ai due, minacciando il ragazzo con una bottiglia rotta. Il ragazzo è corso a cercare aiuto all’interno della discoteca, riuscendo a chiamare una volante dei Carabinieri. Le forze dell’ordine arrivate tempestivamente sono riuscite a interrompere il tentativo di stupro del guineano ai danni della ragazza.
Spaccio e criminalità sotto il naso dell’amministrazione comunale
Il clandestino è ora in manette, ma per quanto riusciranno a tenerlo dentro? Sull’irregolare pesa già infatti un decreto di espulsione, probabilmente risultato di crimini già commessi, ma comunque rimasto inspiegabilmente inattuato finora. Fine a se stesso il commento del vicepremier Matteo Salvini su Facebook:
Colpa di Salvini che è troppo cattivo… #tolleranzazero.
Parole che dovrebbero trasformarsi in fatti, ma che si scontrano con una realtà di costante lassismo da parte delle amministrazione comunali, prima interfaccia istituzionale per il cittadino comune.
Chiunque abbia una conoscenza minima della zona del Parco del Valentino sa bene che parte dell’area che costeggia l’angolo tra Corso Vittorio Emanuele II e Corso Massimo D’Azeglio è sotto il completo controllo di bande di pusher (nordafricani e subsahariani). Com’è possibile che l’amministrazione comunale non garantisca un presidio costante di forze dell’ordine in quell’area? Com’è possibile che nel capoluogo sabaudo sopravvivano per anni zone franche, ove la legalità sembra non esistere, come le ex palazzine del Moi, da dove, peraltro, sembra provenire il guineano? Domande che si perdono tra i banchi di consigli comunali ingiustamente dedicati ai tornelli da apporre a linee tramviarie e mercatini rionali da organizzare.
Infine un’ultima riflessione va riservata ai soliti giornali mainstream. Nel raccontare la notizia del tentativo di stupro, infatti, La Stampa omette nel titolo e nelle righe successive di specificare la natura clandestina del reo, la cui provenienza geografica emerge solo all’interno del corpo dell’articolo. Una modalità discutibile di raccontare i fatti, considerato che il decreto di espulsione pendente sul guineano e la sua presenza irregolare nel territorio italiano sono aspetti imprescindibili per una completa comprensione della realtà.
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