Un paio di giorni fa è stato recapitato un esposto all’Agcom, accompagnato dalla denuncia di uno degli esponenti di spicco di +Europa.
Tralasciando la normale priorità dovuta al/ai partito/i di governo, in virtù del ruolo istituzionale ricoperto ed omettendo per un attimo gli ultimi anni in cui il servizio pubblico ha assunto le sembianze dell’ufficio stampa del PD, gioverebbe fare due appunti a Benedetto Della Vedova.
Il primo appunto concerne la differenza tra qualità e quantità. È complicato riscontrare qualche beneficio nell’essere il principale argomento di dibattito, se la narrazione che viene prodotta è costantemente denigratoria, strafottente e scoraggiante; così come, difficilmente, possono giovare delle tribune politiche, nelle quali la formazione del contraddittorio è sempre sfacciatamente squilibrata (quando non è del tutto assente).
La seconda considerazione, se possibile, è ancora più elementare.
Lo spazio che viene offerto ai partiti in televisione è direttamente proporzionale all’interesse che questi suscitano negli spettatori.
Un dato che oggi viene ancora misurato dai risultati delle urne e dai sondaggi. Ebbene, non avendo +Europa raggiunto nemmeno la soglia di sbarramento durante le ultime elezioni e non avendo dato nessun segnale di consistente crescita negli indici di gradimento successivi, non si vede per quale motivo gli adepti della Bonino meritino uno spazio superiore.
Nessuno ricorda di aver visto Bersani o D’Alema rivendicare una maggiore visibilità per LeU; una formazione che, pur restando nei meandri dell’irrilevanza politica, è riuscita ad entrare in Parlamento.
FK