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Mentana “blasta” Salvini e gli offre l’ennesimo assist

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Il direttore del Tg La7, sfruttando il notiziario come piattaforma personale per compiacere i suoi adepti, risponde duramente alle accuse mosse dal vicepremier. Un atteggiamento che rischia di fare il gioco del segretario leghista.

 

Lunedì sera Enrico Mentana ha dato nuovamente sfoggio della sua smisurata vanagloria smargiassa. La stessa che gli ha permesso negli anni di guadagnare all’interno della platea dei suoi aficionados, fidelizzati come dei discepoli acritici, la nomea di “blastatore” di webeti”. Chicco oramai, è divenuto immune a qualsiasi consuetudine di condotta televisiva; è colui che tutto può e nei confronti di chiunque, in totale controtendenza con il bisogno di pacatezza e aplomb linguistico, tanto millantato da gran parte dei suoi colleghi (come costante monito verso i politici e la loro comunicazione incattivita).

Mentana è un professionista sopra le regole, è legibus solutus, è quello che si può arrogare qualsiasi tipo di licenza in quanto soggetto totemico, è colui il quale ha saziato il primordiale bisogno di un capopopolo dal piglio gradasso. E tutto questo poiché, dopotutto, lo spaccone con una punta di sadismo, capace di umiliare l’avversario con boriosa arroganza, piace: persino ai moderati. E’ come se si trattasse di un avatar catodico, attraverso il quale ognuno di noi può prendersi soddisfazioni apparentemente irraggiungibili, ed è proprio quel meccanismo che ha consentito al direttore del TgLa7 – così come al dottor Burioni – di assurgere al ruolo di vera e propria figura di culto.

 

La replica del Mega Direttore Galattico

Non è un caso che l’ex uomo di punta del Tg5, sia solito aprire i propri telegiornali con una sorta di minieditoriale sull’argomento di giornata che più lo sollazza, confondendo in questo modo il concetto di notiziario con quello di quotidiano di opinione (non propriamente due sinonimi). Modus operandi del quale, a dire il vero, non è nemmeno un antesignano e che ricorda molto da vicino la conduzione di Emilio Fede: altro personaggio non certo balzato agli onori delle cronache per essere un fulgido esempio di giornalismo imparziale ed equidistante.

Eppure lunedì Mentana ha rincarato la dose, rispondendo in modo diretto alle accuse rivolte da Matteo Salvini ai telegiornali. Senza particolare sorpresa, la rete è andata in visibilio per la decisa presa di posizione del Mega Direttore Galattico di fantozziana memoria, celebrandola come un’irreprensibile tutela della categoria ed una indispensabile difesa alla libertà di informazione, pericolosamente minacciata dalle derive autoritarie del Ministro dell’Interno.

 

Una tattica controproducente

Quello che però i suoi inossidabili legionari sembrano non capire, è che un telegiornale (serio), ancor più di qualsiasi tribuna politica o programma di approfondimento, dovrebbe essere un luogo di divulgazione equilibrato, obiettivo e disinteressato; e non una piattaforma personalizzata dove rispondere alle provocazioni di quello o quell’altro personaggio pubblico, alla stregua di un semplice youtuber.

Così come né lui, né i suoi stimati colleghi (vedi Gruber a Otto e Mezzo), sembrano voler accettare il fatto che una simile linea di condotta in pieno stile “no pasaràn”, adottata ogniqualvolta ci sia Salvini di mezzo, non farà altro che portare acqua e consenso al mulino del Capitone. L’elettore medio leghista – e probabilmente anche quello indeciso – non potrà che concordare con il suo condottiero, riconoscendo un trattamento di riguardo marcatamente ostile da parte degli operatori dell’informazione e premiando in sede elettorale il vicepremier vessato dalle lobby giornalistiche. Un aspetto che Salvini conosce bene e su cui abilmente insiste; anche perché, in epoche di malumori e frustrazione, la figura del martire godrà sempre di un appeal complicato da oscurare. Persino nella malaugurata ipotesi in cui a fare da contraltare dovessero esserci crisi di governo, mancanza di progettualità nelle relazioni internazionali o costante ammorbidimento verso la tanto vituperata gabbia dell’Europa.

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Di Filippo Klement

Classe 1990, ha studiato giurisprudenza, a latere un vasto interesse per la storia contemporanea e la politica.

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