Devo confessare che comincio a nutrire ammirazione per la fede profonda che i miei compatrioti mostrano nei confronti del governo e della stampa.
di Andrea Zhok
Fatico a ricordare quando nella storia recente del paese essi l’avrebbero meritata, ma della fede non si discute: credo quia absurdum. Pur di non darla vinta a quegli orridi figuri emersi dal medioevo che contestano il GP (“è vero, lo ha scritto il giornale”) sono disposti a offrire il petto alla terza dose, e alla quarta e a quante a Draghi piacerà (Sempre Sia Lodato).
Sono fermi come macigni nella certezza che – come in tutte le apocalissi zombie che si rispettino – non esistono cure, ma solo il proiettile fatato dell’inoculazione di massa. (Le cure non protocollate sono troppo poco verificate, santo cielo! Gli unici trattamenti accettabili anche se poco verificati sono quelli nuovi fiammanti e sotto brevetto: lo ha giurato sulla testa dei suoi figli il CEO di Pfizer).
Sono incrollabilmente sicuri che le case farmaceutiche (esentate legalmente dal pagare per eventuali danni) agiscano con trasparenza e per il bene universale dell’umanità (e chi non ci crede è un Giuda).
Sono così sicuri che il governo di un ex presidente della BCE – che ha diroccato la Grecia e ha il mandato di implementare le condizionalità PNRR – sia lì per fare rigorosamente il bene del popolo che sono disposti a firmare qualsiasi assegno in bianco.

Sono disposti ad accettare che d’ora in poi il diritto di andare al cinema o all’università o al lavoro sia condizionato all’approvazione del nostro buon comportamento da parte di un inappellabile database remoto. (“Vedrai che a novembre il GP lo tolgono, è solo una ‘spintarella’ a vaccinarsi, su dai.”)