Quandunque il Recovery Fund veda la luce (almeno nella sua attuale architettura), ciò che va ben compreso è che la logica di questo piano è quella “risorse finanziarie in cambio di riforme”.
Il problema è che bisogna mettersi d’accordo sul significato della parola riforme. Se per riforme s’intende abbattimento del costo del lavoro, allora non ci siamo proprio per nulla. Trenta anni di questo genere di riforme hanno rovinato l’Italia e l’Europa tutta. Abbiamo perso il treno della ricerca e dell’innovazione, e infatti siamo pieni di aziende decotte e non più al passo con i tempi.
Basti pensare al disastro del piano vaccinale
L’Europa non è riuscita a produrre un fico secco e la cosa ci sta costando cifre pazzesche a causa del perdurare dei lockdown (logicamente in questo discorso stiamo ragionando partendo dal presupposto che “il vaccino sia la soluzione” come le autorità politiche ci dicono).
Oppure basti pensare al disastro nel settore digitale: siamo decenni indietro agli Stati Uniti con le conseguenze del caso. Non abbiamo giganti digitali, non abbiamo un’elaborazione teorica degna di questo nome (sia a livello economico che a livello giuridico). Questo significa rimanere indietro, ma che volete, non si poteva investire per evitare di sfondare i sacri parametri di Maastricht.
E ora la von der Leyen parla di creare la dominance digitale europea?
Poveretta, non sa di cosa parla e manco sospetta quanto siamo indietro. Chiacchiere, parole al vento. Non ha capito che noi siamo indietro da quando Gödel, Fermi, Einstein e von Neumann sono scappati in Usa e da quando abbiamo spinto al suicidio Turing. Noi quel gap non l’abbiamo più recuperato e ci siamo messi a fare concorrenza al Bangladesh sui costi. E come se non bastasse abbiamo abbracciato un credenza ragionieristica con un fanatismo degno di miglior causa.
Ma cosa volete? Se per trenta anni l’ordine del discorso è stato economicista dove mezze calzette come Ciampi, Padoa, , Andreatta, Prodi, Tietmeyer, Waigel e molti altri come se fossero i facitori dell’universo, cosa poteva uscirne? Un ritardo cronico spaventoso.
E non è ancora finita, ora mancava un ingegnere lettone di nome Dombrovskis
che vuole imporre una “regolamentazione” delle “cryptomonete” creando un monopolio a vantaggio delle banche, ovvero di quell’enorme parassita superato tecnologicamente che andrebbe spazzato via per metterci al passo con i tempi.
Si persiste nell’errore, si continua a considerare un lusso inaccettabile che va riformato il dare 10 euro all’ora ad uno che porta pizze in bicicletta e si lasciano sacche intollerabili di privilegio e malaffare (le banche) ferme al loro posto anzichè spazzarle via. E nel segno della presunta crescita (sic) non si tirano fuori due lire per consentire a dei giovani di aprirsi una startup seria e anzi li si vessa con tassazioni inique e criminali (e del resto vanno puniti, come hanno osato provare a fare qualcosa anzichè andare a friggere patatine al McDonald’s).
Si, a me potrebbe anche stare bene, l’equazione riforme in cambio di risorse.
Ma le riforme che andrebbero fatte non sono esattamente quelle che pretendono.
Distruzione del sistema dell’istruzione perchè costose (e del resto, signora Contessa, che tempi, anche un plebeo vuole la laurea) e vessazioni sui salari. Lasciando intatte le sacche di privilegio (e soprattutto di freno all’innovazione) che ci stanno condannando.
P.S.: Il 14 Aprile debutta sul Nasdaq Coinbase con valutazione dell’offerta da 100 mld di dollari. E noi appresso a Banca Intesa e Monte dei Pascoli. La von der Leyen si guardi l’evento e rifletta su quello che vuole fare Dombrovskis, che distruggere igni speranza che nasca qui un’azienda del genere.
G.Masala
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