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L’aggressione alla casa: il sogno del capitale

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L’aggressione alla casa del cittadino è un vecchio sogno del capitale e del sistema bancocratico. A proposito della “meglio umanità” e delle libertà occidentali sempre celebrate, non vi sfugga che l’Occidente è il Paradiso in cui una banca può portarvi via la casa.

di Diego Fusaro

La casa è insopportabile per il potere tecnocapitalistico e per gli usurai cosmopoliti dacché è il luogo sacro e indisponibile della famiglia e delle relazioni non mercificabili: è, per così dire, un tempio inaccessibile alla logica illogica della mercificazione di tutto e di tutti.

E poi la casa è l’emblema del radicamento e dell’abitare stabile: anche questo aspetto è inaccettabile per la società del precariato e della deterritorializzazione, che ci vuole tutti mobili e sradicati, senza legami con i luoghi e con i territori.

Homines migrantes, come dicevo nel mio libro “Storia e coscienza del precariato”: apolidi dell’esistenza, precari del mondo della vita. Chi ha una casa, è potenzialmente stabilizzato, meno disponibile all’erranza diasporica richiesta dalla dinamica del mercato globale.

Forse anche con questa chiave di lettura

si spiegano le parole, apparentemente sfingiche, dell’ex banchiere di Goldman Sachs, Mario Draghi, l’unto dai mercati: fino al 2026 non cambia nulla. Fino al 2026, appunto. Poi ci sarà la riforma del catasto. Come se fosse una bomba a orologeria.

I più si soffermano, tirando un sospiro di sollievo, sul qui e ora: e non pensano a cosa potrà accadere realmente dal 2026. Chi volesse comprare ora una casa, sapendo però che nel 2026 le tasse potrebbero aumentare cosa farà esattamente secondo voi? Si potrebbe parlare di crollo pianificato del valore immobiliare?

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