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L’inevitabile relazione tra vaccino e politiche di austerità

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Il vaccino, più che una panacea, sembra assumere i connotati di un placebo. Un mezzo utile a sconfiggere una complicazione temporanea (il virus), mentre la falla strutturale che ha generato l’emergenza (i tagli al SSN) continuano a rimanere sullo sfondo, privi di alcuna considerazione.

di Antonio Di Siena

Quello che molti intelligentoni non hanno ancora capito è che la vaccinazione di massa – in via principale – non serve a eliminare il “virus”. Quanto piuttosto gli effetti dello stesso sul servizio sanitario.

In altre parole, quello che si chiede al vaccino anti-covid è di far scomparire con una bella magia tutti i giganteschi problemi emersi durante l’emergenza e causati – in massima parte – da decenni di tagli selvaggi alla sanità pubblica (tagli, fra l’altro, che tanto bene hanno fatto a quella stessa mega industria privata che col vaccino continuerà a fare profitti miliardari).

Così che, domani, a nessun cretino venga in mente di alzare la manina per sostenere che per evitare un’altra catastrofe è assolutamente necessario costruire nuovi ospedali, aumentare i posti letto, ripensare la produzione di farmaci e macchinari, modificare la normativa sui brevetti farmaceutici, assumere nuovi medici, riformare l’ingresso alle università ecc ecc.

Perché tanto, presto o tardi, arriva un bel vaccino a far contenti i manager che la “sanità è come un’azienda” e la classe politica che “lo Stato è come una famiglia”. Che trovino in fretta anche un vaccino contro la stupidità. Sarebbe davvero un bel progresso.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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