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La caduta del governo e il fallimento della politica estera

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La fine dell’esecutivo ed il probabile rimpasto di governo a trazione leghista, potrebbero suggellare i disastri degli ultimi decenni in campo internazionale: un paese ostaggio dei tedeschi e sempre più distante sia dagli USA che dalla Cina.

di Giuseppe Masala

Il problema di fondo della più che probabile caduta del Governo è la politica internazionale. Grazie ad essa infatti, vince il Gattopardo italiano. E Vince la vecchia classe politica, legata alle consorterie imprenditoriali che hanno prosperato in questi trenta anni di orrenda Seconda Repubblica.

Vince in buona sostanza, chi ha sostenuto una politica estera disastrosa, la quale guardava solo al Nord Europa e condannava (ed inconsapevolmente candidava) la Penisola italiana ad essere il giardino di casa delle potenze dominanti della mitteleuropa. Esattamente come lo sono i disgraziatissimi Balcani, a differenza dei quali tuttavia ci siamo appecoronati volontariamente, senza bisogno di essere massacrati da una guerra infame.

Vince LaLeuropa. Vince Zaia con il suo progetto megalomane dell’Alpe Adria e vince il “nord” che crede di trovare salvezza integrandosi nella Global Chain Value tedesca (mentre sarà la sua dannazione). Vince il peggio del peggio. Un fatto del quale Salvini, con tutta probabilità, potrebbe non avere la minima cognizione.

Il premer Conte, durante il suo primo incontro con Donald Trump

Dall’altro lato poi, abbiamo chi ritiene in qualche modo di riuscire a tenere i piedi in due staffe. Come Mattarella per esempio, convinto che “Il baricentro della politica estera italiana siano la Nato e la UE“. Qualcuno dovrebbe ricordare al PdR che il piano di Trump, al contrario, è la demolizione di una Nato giudicata ormai inutile; mentre quello dei franco-tedeschi è la costituzione di un sistema di difesa proprio, al fine di integrarsi con la Cina via Russia o addirittura sull’asse Georgia-Azerbaijan-Cina (scavalcando dunque Mosca?).

Potevamo lucrare grosse posizioni di rendita, proiettandoci sul Mediterraneo e tenendo un buon rapporto sia con USA, sia, soprattutto, con la Cina. Un piano per l’esecuzione del quale però, sarebbe stato necessario l’acume politico di Andreotti, anzichè l’insipienza dei nani che abbiamo al momento.

Nani che ora prenderanno il potere e faranno l’autonomia differenziata, con tutto quello che ne conseguirà: un Nord servo dei tedeschi e un Sud o ridotto a landa terzomondizzata per la produzione di derrate alimentari o che cerca salvezza nella rischiosa strada della seccessione formale. Magari fidandosi di qualche furbo demagogo.

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