EstMed: cioè il Mediterraneo dell’Est, ed anche un gasdotto. Per comprendere gli interessi dell’Italia nel Mare Nostrum, è necessario prendere visione oculata di questa parte di mondo, e di ciò che vi inerisce.
Autore: Giuseppe Masala
Ormai da settimane si ascolta la litania secondo la quale l’Italia sarebbe stata scalzata dalla Libia e che vedrà presto azzerati i propri interessi ed i propri investimenti.
Tralasciando la genesi della crisi e gli ormai decennali errori della nostra politica sulla Libia (che ci sono stati ma è facile parlare con il senno di poi) per capire la partita è necessario inquadrarla nella più generale politica mediterranea e più precisamente in ciò che accade in tutto il cosiddetto EstMed (Mediterraneo dell’Est).
Anche qui, bisogna dire, che i nostri analisti della domenica che guardano alla politica internazionale ed alla geoeconomia con gli occhi deformati dalle idiosincrasie della politica interna hanno preso un bel granchio: la tesi sarebbe quella che l’Italia nel Mediterraneo non conta più nulla ovviamente a causa di Di Maio che è – ovviamente – un incompetente. Tralasciando il fatto che l’attuale Ministro degli Esteri è alla Farnesina da meno di sei mesi e che quindi anche volendo non ha avuto il tempo di compiere i disastri che gli vengono imputati, bisogna dire che l’Italia è tutt’altro che azzerata nei suoi interessi mediterranei.
Siamo anzi al centro dei giochi. Ed in particolare per quanto riguarda le politiche energetiche del bacino.
1) L’ENI ha scoperto il più importante giacimento di gas nelle acque prospicenti alle coste dell’Egitto (giacimento Zhor);
2) L’ENI ha scoperto un altro importante giacimento nelle acque della zona di sfruttamento esclusivo cipriota (giacimento Calypso).
Più in generale sono stati scoperti molti giacimenti di gas in tutto l’EstMed e l’Italia è al centro dei giochi sia grazie all’ENI sia perché le coste italiane (segnatamente quelle pugliesi) sono il terminale che porterà in Europa questo gas. Infatti è stato firmato pochi giorni fa ad Atene un protocollo d’intesa tra Israele, Grecia e Cipro per costruire un gasdotto (chiamato EstMed) che attraversando il Mediterraneo arriva prima in Grecia e infine sbuca in Puglia portando dunque questo gas in Europa. Intesa che vede l’Italia al centro dei giochi pur non avendo per ora firmato.
Ed è qui che sorge il problema: la Turchia che è fuori dai giochi si accorda con il governo di Tripoli per congiungere le acque della zona esclusiva di sfruttamento turche con quelle libiche, troncando il passaggio del gasdotto EstMed dalle acque israeliane e cipriote verso la Grecia. Da qui anche l’accordo militare tra i tripolini di al Serraj e i turchi. Ed è evidente che l’Italia, Israele, Grecia, Egitto e Cipro si oppongono all’accordo tra Erdogan e al Serraj.
Qui la situazione si ingarbuglia in particolare per Russia e Italia. Una situazione paradossale.
L’Italia infatti appoggia i tripolini di al Serraj le cui decisioni però confliggono con gli interessi italiani nel Mediterraneo dell’Est (l’EstMed). Speculare la situazione russa che appoggia il generale bengasino Haftar ma che vede nell’accordo tra al Serraj ed Erdogan un fatto positivo che difende i suoi interessi (la Russia è grande esportatore di gas e il nuovi giacimenti nel Mediterraneo dell’Est sono comunque dei concorrenti).
Ora l’Italia si trova (così come la Russia) a dover gestire in maniera equilibrata la situazione: da un lato deve difendere i suoi interessi in Tripolitania (gas, petrolio con l’ENI ma anche gestione dei flussi migratori), ma deve difendere anche i suoi interessi nel Mediterraneo dell’Est in contrapposizione con l’accordo tra Tripoli e Ankara. Da qui l’impossibilità di appoggiare totalmente una delle fazioni libiche e puntare invece sul dialogo. Stessa situazione dei russi (però a parti invertite).
Insomma, con buona pace degli analisti, non è che l’Italia ha nel Mediterraneo gli interessi completamente azzerati ma che ne ha troppi anche confliggenti tra loro.
Come far quadrare il cerchio? Difficile operazione ma tutti si sono accorti che la Libia non si pacifica senza l’Italia. La Turchia non ha la capacità di proiezione militare, la Russia ha anche essa interessi confliggenti, la Francia è in difficoltà in tutto il Sahel e non può impegnarsi troppo, l’Egitto potrebbe ma non può irritare più di tanto Roma perché ambisce a vendere il suo gas attraverso l’Italia e se interviene provoca l’intervento contrario dell’Algeria. Alla fine l’Italia è il fulcro di tutto in questa partita.
Da qui il successo del tavolo Italia-Russia-Turchia sulla Libia e l’accordo sul cessate il fuoco mediato dall’Italia e accettato da Serraj e Haftar. Ora forse l’invio di un contingente militare guidato dall’Italia sotto l’egida dell’ONU. Vedremo.
Revisione ed impostazione grafica: Lorenzo Franzoni