Ci siamo già occupati in un precedente articolo della vicenda che coinvolto un Professore dell’Università di Siena, tale Giovanni Gozzini, reo di alcuni insulti nei confronti della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni.
di Michele Crudelini
Ora, l’Università di Siena ha deciso di sospendere il professore. Una decisione che merita riflessione per le modalità scelte nostro sistema democratico nell’ottica di difendere se stesso. La sospensione dall’incarico è infatti un gesto unilaterale che arriva dall’alto e che ha lo scopo di silenziare la vicenda il prima possibile.
In realtà, una democrazia matura avrebbe bisogno di un dibattito serio, approfondito e riflessivo sulle dichiarazioni di Gozzini e che coinvolga le più alte cariche dello Stato.
Perché il Professore universitario, chiedendosi come sia possibile che Giorgia Meloni si confronti alla pari con Mario Draghi, ha chiaramente messo in discussione le basi fondanti del nostro sistema democratico.
Fino a prova contraria infatti Giorgia Meloni
alla luce dei voti presi alle elezioni, il massimo esercizio della democrazia, ha molto più diritto di camminare ed esprimersi in Parlamento rispetto a Mario Draghi. Il nuovo Primo Ministro è sicuramente un prodigio della finanza secondo i suoi ex capi di Goldman Sachs, ma nella sua carriera non ha mai preso un voto che sia uno dai cittadini.
Di conseguenza Gozzini non ha solo insultato la Meloni in quanto donna, non l’ha solo insultata in quanto non appartenente a quell’élite intellettuale che si è auto conferita l’egemonia culturale del Paese, ma l’ha insultata in quanto parte attiva di un regolare processo democratico nazionale.
Proprio per questo motivo
prima di procedere alla sospensione e al silenziamento della vicenda, sarebbe stato doveroso un intervento del massimo garante della democrazia che, fino a prova contraria, dovrebbe essere il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
E non una semplice telefonata di cortesia a Giorgia Meloni, come è stato fatto, ma un intervento pubblico in cui il Presidente avrebbe dovuto condannare con fermezza qualsiasi atto o dichiarazione lesiva nei confronti del nostro sistema democratico.
Tuttavia è davvero difficile aspettarsi un intervento del genere, una presa di posizione da vero padre della patria, da parte di un personaggio che nel tempo ha dimostrato di interpretare la Costituzione in maniera decisamente anomala.
Come quando rifiutò la nomina di Paolo Savona
al Ministero dell’Economia per tutelare la stabilità dei mercati e dell’Unione europea. Oppure, più recentemente, quando ha calato dall’alto proprio Mario Draghi per interrompere una crisi di Governo che, costituzionalmente parlando, avrebbe dovuto portare a nuove elezioni.
Il problema sta a monte quindi. Il professor Gozzini è solo uno dei tanti intellettuali che pensano che la sovranità e la democrazia italiana possano essere placidamente calpestate da individui presunti competenti, che hanno fatto le fortune delle grandi banche d’affari mondiali.
E quest’idea nel tempo ha tuttavia trovato assist e sponde nelle principali cariche istituzionali del Paese, che hanno legittimato la subordinazione del processo democratico nazionale rispetto a poteri esterni, quali banche d’affari, mercati e istituzioni sovranazionali.
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