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Mentana e l’immunità migratoria

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Con un polemico post su Facebook il direttore di Tg La7 si è scagliato duramente contro Zuccaro, rimarcando la sua difesa oltranzista ed aprioristica delle ONG.

 

Il procuratore di Catania Zuccaro era partito un anno e mezzo fa con la denuncia di un complotto tra Ong e trafficanti di uomini, ai fini anche di minare l’economia italiana e non è riuscito a cavare un ragno dal buco. Ora parte con una nuova battaglia contro Medici senza Frontiere che seminerebbe malattie attraverso i rifiuti delle sue navi di migranti. Se alla fine di questo viaggio nelle accuse senza riscontro dovesse finalmente indagare su chi invece semina intolleranza e paura, rischierebbe di incriminare se stesso

Firmato, Enrico Mentana.

Ecco un altro lampante esempio del discorso affrontato ai tempi dello “scandalo Riace“. Una nutrita parte della stampa -così come della società civile- ha ormai esplicitato di non riporre più una fiducia incondizionata nei confronti della magistratura; i sermoni pedagogici dell’ultimo ventennio, con i quali si tentava di istruire la popolazione più arretrata ad accettare il ruolo dogmatico (ed in quanto tale inoppugnabile) della giustizia, sono scomparsi.

Oggi si assiste ad una fiducia a targhe alterne, fondata su uno schizofrenico pregiudizio ideologico, peraltro non poi così dissimile dall’approccio tipico degli ex vassalli di Berlusconi. Nello specifico, a ricoprire il ruolo di tabù incontestabile -e che parrebbe dunque godere di un’aura di non imputabilità- è tutto il meccanismo che ruota attorno ai flussi migratori: sistema di accoglienza, ONG, apertura delle frontiere, protezione internazionale, matrimoni farlocchi per ottenere la cittadinanza et similia.

Oltre a domandarci dove sia finito tutto quell’aplomb garantista che imponeva di trattenersi da qualsiasi valutazione di merito sino al termine delle indagini preliminari, o di un eventuale processo, ci piacerebbe chiedere al supremo giudice popolare Enrico Mentana quale sia di preciso la soluzione proposta in questo coacervo di supponenza. Smettere di indagare sulle ONG tout court, concedendo loro una sorta di immunità penale? Oppure semplicemente quella di insultare qualsiasi magistrato si permetta di condurre un’indagine contraria alla propria sensibilità xenofila?

Certo che ci vuole un bel coraggio a coniare il neologismo “webete”, per poi riempire la rete con certe scempiaggini.

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Di Filippo Klement

Classe 1990, ha studiato giurisprudenza, a latere un vasto interesse per la storia contemporanea e la politica.

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