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Il cadavere dell’Ue boccia la manovra italiana

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La Commissione Ue si è pronunciata sulla manovra economica italiana, esprimendo quella che era ormai un’attesa bocciatura. 

Nonostante i principali organi di stampa italiani, quelli chiamati media mainstream, diano ormai per certa la prossima rottura del Governo Conte, l’attuale esecutivo italiano si è invece trovato più unito che mai sul punto, forse, più difficile.

La manovra che unisce imprenditori e disoccupati

Uno dei tanti tweet al veleno di Renato Brunetta

La manovra economica raccoglie infatti le diversissime istanze degli opposti animi dell’elettorato che compone le due principali forze di Governo. Inceneritori e condoni a parte, l’ostacolo più grosso per il Governo gialloverde è stato quello di accontentare nello stesso testo pensionati e piccoli e medi imprenditori, benzina leghista per la flat tax e la riforma della Fornero, e disoccupati e sottoccupati di tutta Italia, primi beneficiari del reddito di cittadinanza grillino.

La bocciatura della Commissione Ue appariva però affare scontato fin da subito. Sbaglia però, e anche di grosso, l’opposizione nostrana che non ha capito il motivo di tale respingimento. Non si tratta infatti di una presunta assenza di investimenti infrastrutturali, come cinguetta furente il deputato Brunetta. La bocciatura non è nemmeno motivata da un’altra presunta scarsa attenzione verso il mondo del lavoro, come gli ideatori del Jobs Act cercano di far credere.

La Commissione Ue boccia la manovra per mancato rispetto del patto di stabilità

Il vero motivo della bocciatura è tutto qui:

l’Italia viola gli obblighi previsti dal patto di stabilità e l’aggiustamento appare inadeguato ad assicurare il rispetto del piano di convergenza verso l’obiettivo di medio termine per il 2018

Così si è espressa la Commissione Ue.

L’Italia incorrerà dunque nella procedura di infrazione per il mancato rispetto del vincolo del pareggio di bilancio. Non c’entra Maastricht e dunque nemmeno quel deficit al 2.4%. I commissari europei non rimproverano una scarsa attenzione verso gli investimenti o il mondo del lavoro. No. I commissari europei vogliono che l’Italia recuperi in tasse tutto quanto viene speso, per arrivare alla fine dell’anno con un segno 0 sul bilancio.

Segno nullo che tuttavia dovrebbe essere annotato anche nelle tasche dei cittadini, come questa stramba teoria economica vorrebbe.

Monti e quella scellerata modifica costituzionale

A pesare infatti, ormai come una spada di Damocle, è quella modifica costituzionale introdotta nel maggio 2012 dal Governo Monti.

Si tratta della legge 1/2012 che ha modificato gli articoli 81, 97, 117 e 119 della Costituzione italiana. Da quel momento il nostro Paese è obbligato per legge costituzionale al rispetto del patto di stabilità europeo e al conseguente adeguamento verso un pareggio di bilancio statale. Per dovere di cronaca occorre ricordare che la maggioranza parlamentare che fece passare quella legge scellerata era composta da membri di Forza Italia e del Partito Democratico.

Curioso che i fautori di quella modifica che esautora lo Stato dalla funzione della spesa a deficit, suggeriscano oggi ricette economiche espansive. Una memoria storica che smette di funzionare ad intermittenza colpisce i banchi dell’opposizione italiana.

Le risate, dopo le lacrime, di Elsa Fornero e Mario Monti, il Governo che ha introdotto il pareggio di bilancio in Costituzione

La procedura d’infrazione che aumenta la spesa dello Stato

Curioso è poi scoprire che la procedura d’infrazione avviata da quei commissari intenzionati a ridurre la spesa italiana, comporta un esborso pecuniario. In pratica, per far diminuire la spesa di uno Stato la si fa aumentare sotto forma di multa. Una contraddizione assoluta, ennesima dimostrazione della dissennatezza dell’impianto giuridico atto a regolare la politica economica comunitaria.

Fortuna vuole che tra l’avvio di una procedura e la sua esecuzione ci sia di mezzo un mare di elezioni, tra cui quelle europee del prossimo maggio 2019. Il piano, nemmeno troppo segreto, dell’esecutivo italiano è quello di creare un nuovo fronte politico nel Parlamento europeo con l’obiettivo di scardinare le attuali regole economiche.

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Di Gabriele Tebaldi

Classe 1990, giornalista pubblicista, collabora con Elzeviro dal 2011, quando la testata ha preso la conformazione attuale. Laurea e master in ambito di scienze politiche e internazionali. Ha vissuto in Palestina, Costa d'Avorio, Tanzania e Tunisia.

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