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E’ il Medioevo islamico contro la maturità cristiana

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Vorremmo porre anzitutto l’accento sulle parole del direttore del quotidiano la Croce, Mario Adinolfi: “A un cristiano che si sia sentito offeso dalle innumerevoli vignette di Charlie contro la Chiesa, Gesù, la Madonna, Dio e il Papa non sarebbe mai venuto in mente di organizzare un commando militare armato di kalashnikov e annientare fisicamente la redazione. A un islamico è venuto in mente, non solo ci ha pensato, ha messo in atto il piano. Perché questa differenza? Perché il Dio dei cristiani è Logos, è ragione. E’ antropomorfo, lo pensiamo con la barba bianca e con la barba bianca è ritratto, noi siamo creati a Sua immagine e somiglianza. Il Dio invocato dagli attentatori di Parigi non è ragione: è Grande (Allah u Akbar è il grido che precede l’azione), è Vendicativo, è Potente, è blasfemia ritrarlo, è blasfemia irrididerlo, è blasfemia irridere il suo Profeta che ha scritto il Corano con lettere di fuoco per diretta dettatura da parte dell’Angelo. Ed essendo dettatura di Allah a Maometto, il Corano non è interpretabile. La Bibbia si interpreta, il Corano si osserva. In termini letterali. E la lettera del Corano è violenta. Questo è il nodo, qui sono le spine.” 

L’Islam è un fuoco ancora piccolo, molto più giovane, mai oppresso dal raziocinio, dalle correnti filosofiche illuministe, dall’ateismo dilagante, dal nichilismo. Questi ultimi sono gli aspetti massacranti a cui è sopravvissuto, nel bene e nel male, il cristianesimo. L’islam è ancora nel suo medioevo, che pure perdura da almeno un millennio, e che dovrebbe oggi portare alla distinzione tra islam moderato ed occidentale, e islam dei paesi arabi come Yemen, Oman, Arabia, dove certi stili di vita, incompatibili con la nostra evoluzione civile, proliferano e sono di casa. C’è una colpa evidentemente ravvisabile nei comportamenti degli imam occidentali, che non hanno mai preso le distanze così nettamente da certi atteggiamenti, certe frasi di stima, certe manifestazioni inneggianti. Un comportamento torbido è stato così spesso adottato da coloro che sono maestri di preghiera del mondo islamico, che la necessaria differenza fra islam integralista ed islam integrato nella società occidentale, spesso stenta ad essere riconoscibile. Così capita di incontrare, nei mercati italiani, seminatori d’odio in palandrana e babbucce, che oziosamente riposano di fianco all’anziano verduriere nostrano, dalle quattro di mattina in pista a lavorare. Sono integrazioni insperate e forse utopiche, ce ne rendiamo conto.

È questa la malattia dell’islam secondo Abdennour Bidar, filosofo francese musulmano che scriveva su Le Monde nel non lontano 2012: “considerare in modo paranoico che ogni messa in causa dei suoi dogmi è un sacrilegio. Corano, Profeta, ramadan, halal, ecc..: anche presso individui educati, coltivati, in tante cose pronti al dialogo, il minimo tentativo di rimettere in causa questi totem dell’islam, si scontra con un ultimo rifiuto”.

Nella loro maggioranza, i musulmani negano a chiunque di poter rimettere in questione le loro tradizioni, i loro riti, i loro costumi o abitudini. Essi si sono murati nel loro mondo proprio, che assolutizzano, sacralizzano, dichiarano sacro. “La più parte delle coscienze musulmane si rifiutano e  rifiutano pure a chiunque il diritto di discutere ciò che una tradizione fissata in una sacralità intoccabile ha istituito da millenni: riti, principi, costumi, che però non corrispondono più a tutti i bisogni spirituali del tempo presente”.

Essi sono rimasti attaccati a queste tradizioni, stabilite nel 7° secolo, in un contesto beduino, e “non si rendono conto nemmeno loro stessi che sempre più sovente, le loro rivendicazioni  hanno cambiato natura”. I valori che essi sostengono come autenticamente musulmani, perché fedeli alla pratica degli “Antichi” (i salaf, da cui la parola salafita), non corrispondono più del tutto ai criteri attuali degli stessi musulmani, criteri stabiliti “in nome di valori del tutto profani: diritto alla differenza, alla tolleranza, alla libertà di coscienza”.

[Testo della vignetta satirica: “Grazie per aver reso l’Afghanistan un posto sicuro per un marito finalmente libero di affamare la moglie e forzarla a fare sesso con lui!”] 

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Di Redazione Elzeviro.eu

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