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L’estinzione del ceto medio

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C’era una volta uno stato che con una mano prendeva e con l’altra dava, stabilendo un certo equilibrio. I poveri erano poveri (ma non come adesso) ed il ceto medio riusciva a galleggiare bilanciando le entrate con le uscite. Il debito pubblico se lo compravano gli italiani con i bot , i cct ed i btp davano rendite altissime, la tassazione era più bassa ed i disoccupati non raggiungevano le percentuale a due cifre, che pur avendo raggiunto il 12,9%, tende ad aumentare.
Fu dopo l’ultimo governo Andreotti (aprile ’91- aprile ’92) che arrivò la stangata a passi felpati: il decreto legge del minstro del tesoro Guido Carli che tolse il controllo del TUS (tasso ufficiale di sconto) al parlamento, il trattato di Maastricht, l’ICI ( introdotta da Amato), la BCE e l’euro. Ciampi e la sua cricca misero il debito pubblico in mani estere, (alla completa mercé dei banchieri), venne abolita la scala mobile e si aumentarono a dismisura le imposte. Ai piccoli risparmiatori, posto che rimanga loro qualcosa alla fine del mese da investire in titoli, le rendite sono state quasi azzerate, lo stato inacassa di meno con l’Iva perché calano i consumi ed i miliardi risparmiati con la riduzione degli interessi passivi devono essere accantonati per il famigerato fiscal compact. I poveri sono diventati poverissimi, la classe media è sparita ed il “rigore” imposto da Bruxelles ha dato il colpo di grazia al nostro Pil. Non è importante chi va ad occupare l posto da ministro dell’economia, ma la cosa da fare e – soprattutto – cosa gli verrà consentito di fare. Con Padoan seduto su quella prestigiosa sedia, con il passato al Fmi ed all’Ocse , i banchieri possono stare tranquilli. I “maneggioni” possono fregarsi le mani: l’ennesimo colpo a loro favore è andato a buon fine. Con Renzi è stato evitato in extremis il default della capitale, non quello degli italiani. Il loro rimane un fatto esclusivamente privato, che in parole povere significa che devono arrangiarsi. 

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Di Redazione Elzeviro.eu

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