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La caduta di Alemanno è la fine dell’era Fiuggi

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L’elettorato di destra quasi nella su interezza salutò con ardente entusiasmo quel fatidico giorno del 1995, quando presso Fiuggi fu presentato il nuovo partito, Alleanza Nazionale, che in realtà si è poi tramutato in una delle più grandi disgregazioni politiche italiane.

Forse fu proprio quell’eccessivo entusiasmo da parte degli elettori a trascinare la nave verso la deriva, quell’accettazione a scatola chiusa di un cambiamento così radicale nei modi, ma soprattutto nelle idee che in sostanza rinnegava una serie di valori che la destra aveva acquisito in oltre quarant’anni di vita politica italiana.

La destra a Fiuggi si fece liberale, liberista e filoamericana, scardinando così i principi di una destra sociale, puramente italiana, che pian piano stava emergendo grazie all’Msi e alla carismatica figura di Giorgio Almirante e stava attuando un processo di affrancamento da scomodi fenomeni passati, necessario per ottenere una definitiva pacificazione nazionale.

Il processo che seppur lento avrebbe probabilmente portato i suoi frutti, venne interrotto bruscamente per cavalcare l’onda di una illusoria rivoluzione parlamentare italiana, che aveva portato quest’imprenditore al ruolo di protagonista di una politica orfana dell’onnipotente Dc. Certo il fatto che per la prima volta un partito di centro destra potesse vincere le elezioni era particolarmente allettante ed ecco che un’An, costruita sullo stile del partito repubblicano americano, calzava a pennello come alleato subalterno di un centro destra imprenditoriale.

Da qui è cominciata un’altra storia, quella della sfida personale tra Fini e Berlusconi, un tenzone che nel tempo ha assunto connotati grotteschi portando ad una graduale disgregazione del partito, fino al suo annullamento stesso, frutto di una scellerata strategia politica volta esclusivamente al successo personale dell’ex delfino di Almirante. Il piano di Fini e Tulliani è fallito miseramente, ed ora la galassia dell’ex Msi si è spezzettata tra chi ha continuato a seguire imperterrito il “nuovo” sogno berlusconiano e chi ha preferito diventare il ducetto di qualche partitucolo da neanche l’1% di preferenze.

Quel lontano 26 dicembre del 1946 venne fondato un partito, l’Msi, con il chiaro intento far ripartire un’ideale all’interno di un sistema democratico, portando avanti istanze sociali in un’ottica nazionale, fattore sconosciuto ad un Pci satellite dell’Urss. Ora in un periodo storico in cui da una parte il comunismo è crollato e dall’altra il liberismo non ha saputo ripianare le proprie contraddizioni, l’Italia si trova orfana di quella “Terza Via“, forse unica uscita da una deriva politica ed economica.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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