Home / Altre rubriche / Varie / La lunga strada

La lunga strada

Condividi quest'articolo su -->

La lunga strada

Vigna Sergio

? 16,00

2012, 192 p.

Araba Fenice

Il viaggio è da sempre motivo di crescita personale e confronto con se stessi: uno dei capisaldi della cultura occidentale, l’Odissea, narra per l’appunto di un viaggio e dei pericoli di questo, che però cambiano, in positivo, il protagonista. Mettersi in cammino, affrontare l’ignoto, da soli o in compagnia, è una prova volta a testare le proprie capacità sotto molteplici punti di vista e, il più delle volte, un simile test alla fine non lascia più uguali a quando si è partiti.

La lunga strada di Sergio Vigna, edito da Araba Fenice, narra le vicende di un padre, Filippo, che decide di partire da Torino con la propria figlioletta, Corinna, affetta da mutismo selettivo, verso Rovaniemi, in Lapponia, per farle incontrare Babbo Natale. In questo modo, spera, la bambina dovrebbe riprendere a parlare. Anche perché lei ha scelto di essere muta in seguito al trama della separazione dei genitori.

Questo romanzo non vuole solo affrontare un altalenante rapporto padre figlia, ma mostrare anche l’autocritica che fa Filippo a riguardo del proprio trascorso coniugale, dell’innamoramento per sua moglie Filomena e quello per Silvia un’universitaria molto più giovane di lui e che porta alla rovina il proprio matrimonio. Capiterà di leggere come Filippo durante la traversata verso i paesi nordici ripensi con un vero e proprio spostamento della narrazione al proprio passato. E nel mentre che ciò avviene si osserva come egli comprenda i propri errori e rivaluti le proprie scelte, alla luce dell’interesse per la salute della bimba.

L’autore è abile a sovrapporre tre linee narrative. La prima, la principale, è quella del viaggio; la seconda è quella della vita coniugale tra Filippo e Filomena; la terza è quella dell’incontro e storia con Silvia. Queste ultime due pian piano vanno a congiungersi. Questo modo di trattare il narrato è particolarmente interessante, perché rende la lettura molto più frizzante e affascinante rispetto ad un romanzo con una trama impostata nel classico modo cronologico.

I rapporti tra i personaggi sono analizzati a fondo, specie il rapporto tra Filippo e Filomena. L’autore è attento non solo alle parole che i due si rivolgono, ma anche ai gesti, ai mezzi sorrisi e ai toni di voce, perché il linguaggio del corpo dice di più e in modo più sincero ciò che le parole non dicono. Inoltre si mostra chiaramente l’antagonismo che una separazione, culmine di tutta una serie di dissapori, può comportare, insieme all’egoismo nelle sue varie forme, venato di vendetta, come il desiderio che l’amore della bambina sia minore verso l’altro genitore, quello “colpevole”.

L’autore non si concentra solo sulla trama e sui rapporti tra i vari personaggi, ma anche sui panorami, specie il cielo prossimo all’alba. C’è un sincero interesse verso i panorami nordici e un’ammirazione che sembra nascere dai ritmi diversi della vita e dal diverso rapporto con l’ambiente naturale volto al rispetto; ad esempio in un incidente con una renna sarà sempre l’automobilista ad essere nel torto, in qualunque caso.

La lunga strada è un romanzo che affronta pesantemente il tema dell’essere genitori e delle responsabilità connesse a quello status, cercando di insegnare come il bene del figlio dovrebbe essere sempre al di sopra di tutto. Il tutto con una narrazione veloce e mai sovrabbondante che fa scorrere rapida la lettura.

Luca V. Calcagno

Condividi quest'articolo su -->

Di Redazione Elzeviro.eu

--> Redazione

Cerca ancora

Netflix e altri colossi stanno sdoganando la pedofilia?

E se diventasse politicamente corretto, usare l’immagine di una bambina come figura provocatoria e sempre …