Dalla presunta crociata dell’Onu contro il parmigiano italiano, allo smentito uso di armi chimiche in Siria, ecco come si muove in maniera singolare la nuova frontiera del debunking.
Lo chiamano debunking, si legge “scovatori di bufale”. Anglomaniaci già nel nome,questa nuova razza di pseudo giornalisti si è auto conferita il ruolo di insindacabile giuria per stabilire la veridicità di una storia, di un articolo e quant’altro.
Il metodo poco scientifico usato dai fact checkers
Come spesso accade, però, chi pretende di poter stabilire la verità rischia di incorrere in errori ancora più grossolani rispetto a chi ha creato la stessa “bufala”. I debunker infatti, il più delle volte, si affidano a fonti di seconda mano, senza verificarne l’attendibilità e raramente si avventurano “sul campo” per smascherare le bufale.
La stessa modalità da principiante che viene adottata da chi viene accusato di mettere in giro le “fake news”. Inoltre chi pratica debunking, pratica anche, più o meno consapevolmente, uno smaccato campismo. Tralasciando così la smentita di bufale che minerebbero il framework narrativo cui si rifanno gli stessi debunker. Nelle ultime settimane si sono scatenate infatti una serie di crociate volte a smentire alcune storie messe in giro sia sui social network, sia attraverso giornali ritenuti attendibili.
La storia della battaglia dell’Onu contro il parmigiano italiano
Si tratta di una notizia messa in giro da IlSole24Ore che, come molto spesso fanno i giornali, ha scritto nel titolo un concetto in realtà non presente nel contenuto del testo. “Onu, agroalimentare italiano sotto accusa: olio e grana come il fumo”, questo il titolo scelto dal giornale di Confindustria.
Il pezzo in realtà parla di un incontro dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite previsto per settembre, in cui è in programma una discussione circa eventuali provvedimenti da prendere contro cibi contenenti grassi, sale e zuccheri.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità vuole infatti ridurre di un terzo entro il 2030 le malattie come il diabete e il cancro. Non c’è un riferimento diretto all’agroalimentare italiano, ma è chiaro che facendo due calcoli, alcuni dei prodotti menzionati (come il parmigiano per l’appunto) potrebbero rientrare nel futuro provvedimento. Non c’è nessuna bufala dunque, semplicemente l’esagerazione del titolo, come d’altronde fanno tutti i giornali moderni.
Per i debunker non c’è nessun rischio per il parmigiano italiano
L’articolo in questione, ripreso da molte altre testate, ha suscitato l’ira funesta dei debunker, che si sono scatenati nella loro crociata per la verità. Ecco che il Post e Vice Italia hanno scritto editoriali schiumanti di rabbia etichettando come “cazzate” le legittime supposizioni del giornale milanese. In questi editoriali al veleno che, almeno nei toni, vorrebbero essere esempio perfetto di giornalismo, non vi è traccia di indagini sul campo, interviste ad attori coinvolti o simili.
Insomma non c’è nulla che possa far giudicare migliore il metodo usato dai debunker rispetto a quello del giornalista incriminato del Sole24Ore.
Sempre gli stessi giornali hanno poi speso pagine per smentire alcuni “meme” che sono circolati in queste settimane su Facebook. Per “meme” si intende la pubblicazione di un’immagine con annessa citazione. Alcune di queste riprendevano citazioni di Roberto Saviano, in realtà mai pronunciate.
Si tratta però di citazioni talmente assurde, come quella dei “clandestini fratelli e terremotati viziati”, che risulta più che inutile spendere anche solo un secondo per smentirle. Sarebbe come smentire l’esistenza dei draghi. Chi crede nei draghi continuerà a crederci nonostante i debunker, ed è liberissimo di farlo.
Il silenzio dei debunker sulle armi chimiche non trovate in Siria
Veniamo ora a quello che i debunker hanno omesso in queste settimane. Questi pignoli “fact checkers” che si sono impegnati anche a smentire le idiozie sopra citate, niente hanno detto, infatti, rispetto ai risultati di un’indagine dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche avvenuta in Siria.
Dopo che il coro unanime dei media mainstream aveva infatti condannato senza appello il Presidente siriano Bashar al Assad per l’utilizzo di armi chimiche nella Douma lo scorso aprile, ecco che le prime indagini smentiscono in toto questa versione. La missione dell’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche incaricata di indagare nella Douma siriana è giunta alla fatidica conclusione che non vi è traccia di gas nervino nella zona. Non solo.
Anche per i presunti attacchi chimici avvenuti nel 2016 a Al-Hamadaniyah e a Karm al-Tarrab non è stata trovata la benchè minima prova. Anche in quel caso il coro unisono dei media aveva condannato il Governo siriano.
Strano
è ora osservare il più assoluto silenzio da parte di questi paladini della verità rispetto a un fatto così importante. Talmente importante da aver scatenato il lancio di missili su Damasco, facendo rischiare un’escalation militare ben più dannosa. Abbiamo cercato senza successo editoriali de Il Post e di Vice Italia sull’argomento.
Semplice dimenticanza o deliberata omissione?
Certo è che auto conferirsi il ruolo di giudice della verità di una notizia è molto rischioso. Si corre lungo un confine frastagliato di ostacoli che porta inevitabilmente a fare figuracce, come quella appena raccontata. Leviamoci dalla testa questa falsa credenza che il giornalismo debba stabilire la verità. La verità, almeno in questo campo, non esiste. Esistono diverse visioni ed interpretazioni di una realtà complessa.
di Gabriele Tebaldi