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Lo sconosciuto al Governo, un altro schiaffo alla democrazia

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Il Governo gialloverde in via di formazione ci aveva lasciato lo scorso venerdì con grandiosi proclami e un programma pronto a dare battaglia.

Il risveglio del lunedì è però talvolta più amaro che mai. Così i propositi battaglieri di quelli che sono ancora due dilettanti della politica potrebbero restare nel cassetto delle speranze di molti italiani e svelare la reale natura del Governo in entrata. Gli epici obiettivi contenuti nel contratto lasciano infatti ora spazio alle vere nomine politiche.

Giuseppe Conte, uno sconosciuto mai eletto

Se il buongiorno si vede dal mattino, la proposta congiunta per il nuovo Premier fatta dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega Nord sembra essere il rigetto di tutto quanto scritto nero su bianco nel contratto. Giuseppe Conte è il nome proposto. Uno schiaffo alla democrazia che ridimensiona le velleità rivoluzionarie di questi due movimenti politici. Sarà infatti un altro personaggio mai passato al vaglio di elezioni a ricoprire la carico di Primo Ministro.

Sulla scia di Mario Monti, Enrico Letta, Paolo Gentiloni e lo stesso Matteo Renzi (che le elezioni, eccetto le primarie Pd, le ha sempre perse), ecco un altro nome sconosciuto alla cittadinanza pronto a guidare le sorti del Paese. Giuseppe Conte è un 54enne avvocato e docente di diritto privato che non ha mai fatto politica. E anche l’avvicinamento di questo personaggio al Movimento 5 Stelle sembra essere stato del tutto casuale, frutto di un invito di Luigi Di Maio per diventare membro del Consiglio di presidenza della Giustizia Amministrativa.

A quest’invito Conte rispose sinceramente di non “essere un elettore dei 5 Stelle” e che anzi non poteva “nemmeno considerarsi un loro simpatizzante”. Conte è dunque un espertissimo del diritto, un docente affermato, ma che nulla c’entra con questo Governo e nemmeno con la politica in generale.

Il tradimento di Lega Nord e Movimento 5 Stelle

Ecco dunque il primo vero tradimento servito all’elettorato da parte di due movimenti che avevano giurato di non lasciare entrare a Palazzo Chigi i “tecnici”. Gli elettori di Lega Nord e del Movimento 5 Stelle, quelli che avevano apposto la propria preferenza su Salvini o Di Maio Premier, scoprono ora per la prima volta l’esistenza di questo Giuseppe Conte. Una scoperta amara perché costui sarà con tutta probabilità per i prossimi 5 anni Capo del Governo. La politica ancora una volta subordinata ai tecnicismi, sia essi economici che giuridici.

Uno scenario abilmente preconizzato da Max Weber, in un futuro impersonale invaso da burocrati senza carisma alcuno. La squadra di Governo che va formandosi sembra far emergere invero la presenza di un negoziatore terzo, insieme ai gialloverdi.

L’ingombrante presenza dell’Europa nelle trattative

Forti perplessità sorgono infatti nel pensare che, oltre al ruolo di premier, anche ministeri chiave, come Economia e Esteri, sembrano andare verso un’assegnazione non politica. Rinunce incomprensibili che non possono non fare pensare alla presenza della bandiera europea all’interno delle trattative. È infatti il Ministero dell’Economia e delle Finanze che redige il DEF, testo su cui si dovrebbe poggiare la propaganda bellicosa gialloverde che, a parole, vuole ridiscutere i parametri di Maastricht. Il DEF sarà invece redatto da un tecnico che difficilmente “batterà i pugni a Bruxelles”.

Lo stesso discorso vale per gli Esteri, dove i dossier su Russia, Siria e Medio Oriente non saranno maneggiati da un gialloverde, ma da un più rassicurante diplomatico pronto a ribadire la nostra fedeltà alla causa atlantica. In questa trattativa in cui il ruolo dell’Europa, pur non visibile, è tangibile nei risultati, sembra che a Salvini e Di Maio siano stati regalati i giochetti di Natale per trastullarsi. Salvini potrà così sfogarsi in vista dell’estate (con boom di sbarchi) sull’immigrazione. A Di Maio invece è stato regalato l’atteso giochetto del reddito di cittadinanza. Così accontentati i due non potranno nuocere altrove, lasciando all’opinione pubblica la sensazione di un esperimento fallito. Un piano perfetto per autodistruggere un legittimo euroscetticismo popolare.

 

di Gabriele Tebaldi

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