Le recenti parole del Papa hanno ridato lustro ad un grottesco cortocircuito che contraddistingue parte dell’opinione pubblica in merito al dibattito sui cosiddetti lager libici: un pianto da inconsapevoli carcerieri.
di Antonio Di Siena
Il Papa dice che in Libia ci stanno i lager e voi giù di applausi fino a spellarvi le mani perché siete d’accordo con lui? Benissimo. Ora però anziché limitarvi a inveire contro il povero Minniti (che avrà certamente le sue colpe ma almeno ha evitato migliaia di morti in mare) cercate di fare un ragionamento un po’ più complesso, sempre che vi riesca.
L’ultima volta che iBuoni hanno saputo che da qualche parte ci stavano “i lager” hanno combattuto una guerra mondiale parecchio cruenta – che ha lasciato per terra decine di milioni di morti – andando a prendere i carcerieri fin dentro i loro bunker. O perlomeno questa sarebbe la versione ufficiale ma vabbè, non voglio divagare.
Avallate quindi (direttamente o indirettamente mi frega meno di zero) carcerazioni, violenze, stupri, torture e tutto il resto. E, cosa ancora più importante, ignorate la circostanza che gran parte di quelli che stanno nei “lager” in Europa non ci vogliono più venire. Ma vogliono semplicemente tornare a casa loro.
Ma non possono, perché imprigionati fra l’eterna schiavitù libica e l’alternativa di rischiare la morte nel mediterraneo per venire a elemosinare soldi in Europa fuori dai supermercati attrattati da sogni di cartone spacciati dai finto dirittoumanisti. Sul punto sarebbe utile guardarvi L’Urlo – The Scream il bellissimo film di Michelangelo Severgnini tanto per cominciare.
O sostenere non solo la reale sovranità ma pure la cancellazione totale del debito dei paesi africani, principale ragione delle migrazioni di massa. Il debito, non il globaluorming. Cose così. E invece vi basta prendervela col primo stronzo che vi capita a tiro tanto per lavarvi la coscienza, continuando a non capirci nulla del peccato originale.
Un po’ come fanno gli angeli delle ong che “salvano” i migranti in mare (dietro ricchi e filantropici compensi) e poi li scaricano direttamente nei campi di pomodori finché non crepano di fatica, perché tanto il loro l’hanno fatto. Ma non è così che funziona.