Prima o poi doveva accadere. E ora pare proprio che sia accaduto.
Attraverso i giornalisti della Reuters la BCE fa trapelare una verità che chiunque segua con un minimo di indipendenza di giudizio le cose economiche europee conosceva già benissimo.
di Giovanni Pellegrini
Il programma di acquisto di titoli di stato cui la BCE è stata costretta per evitare di far saltare in aria la zona euro, ha portato con sé una conseguenza assai poco desiderabile per i paesi del “core” dell’eurozona, ossia la perdita di ogni appetibilità, per i paesi della periferia, non solo dei programmi europei di sostegno economico già disponibili (primo fra tutti il MES) ma anche dei fondi, tutti ancora da costituire, del Recovery o almeno di tutti quelli che non siano elargiti a fondo perduto.
Un bel pasticcio per la BCE e, di conseguenza, per quel progetto egemonico tedesco che si chiama UE. La soluzione arriva puntuale: una velata minaccia nascosta dietro al consiglio di non snobbare con troppa leggerezza quei programmi di prestiti perchè, altrimenti, l’acquisto dei titoli potrebbe diventare molto più selettivo e, quindi, la BCE potrebbe tornare a far salire gli spread. I colonizzatori hanno parlato.
Chi volesse farsi una idea precisa
di quanto poco appetibile sia al momento, in termini di tasso di interesse e persino indipendentemente da ogni questione sulle condizionalità, il sistema dei prestiti europei può dare un’occhiata ai puntuali resoconti sulle aste dei nostri titoli di stato che ci ha fatto Filippo Nesi sulla sua bacheca. Tassi addirittura negativi per molte emissioni a breve termine e comunque, da tempo, talmente bassi da costringere la Germania, per interposta BCE, a correre appunto ai ripari.
La pandemia prima o poi finirà e deve essere chiara una cosa: alla fine dell’emergenza i rapporti di subordinazione politica fra i paesi UE dovranno essere invariati anzi, come è bene che sia dopo ogni crisi, dovranno essere più sbilanciati a favore dei colonizzatori.
E un aumento deciso del debito pubblico sovrano dei coloni, sopratutto in una economia della dimensione e della forza dell’Italia, non è affatto un bene per i colonizzatori per almeno due ragioni: perché rende evidente anche ai cittadini la cui conoscenza della macroeconomia è al “livello Marattin” che politiche fiscali espansive sono possibili sempre e senza alcun problema se si dispone di una banca centrale; e soprattutto perché mette in mano ai coloni un’arma di ricatto potentissima, ossia la ridenominazione del debito nel caso in cui la banca centrale smetta di fare anche gli interessi dei coloni.
I primi ad aver sempre saputo questa cosa
sono, ovviamente, gli idioti nostrani del MES (leggi PD, FI e ormai buona parte dei 5Stelle oramai piddinizzati), la cui idiozia si rivela però – dal punto di vista di chi sostiene un governo che deve tutto alla benevolenza di Bruxelles – una forma assai ragionevole di saggezza politica. Con ciò si spiega perfettamente l’altrimenti inspiegabile, ossia come mai le dimensioni dell’extradeficit per gli investimenti in sanità e trasporti e per i famosi “ristori” sia stato, fin dall’inizio della emergenza, di un’ordine di grandezza incomparabilmente più basso rispetto a quello di Germania e Francia.
Nessuna ragione macroeconomica è in grado di spiegarlo, visto che finora i mercati ci avrebbero praticamente regalato tutti i soldi di cui avremmo avuto bisogno, ma la politica lo spiega perfettamente. E ovviamente si spiega così anche la feroce insistenza sulla necessità di ricorrere al MES.
L’avvertimento è arrivato e funzionerà. E funzionerà nonostante il fatto che il ricatto sarebbe un’arma spuntata, se solo si avesse non dico il coraggio, perché non ce ne vorrebbe poi molto, ma la dignità di fare gli interessi della maggioranza dei cittadini.
Ma un governo che ha scelto consapevolmente di tradire gli interessi di una sempre più ampia fetta dei suoi governati è un cane tenuto alla catena che scodinzola per compiacere il padrone e per ricevere l’osso della sua benevolenza. Ovviamente l’osso lo riceveranno. Le bastonate ed i calci saranno riservati a noi.