Secondo il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, grazie all’euro le divergenza tra i Paesi membri si sono ridotte. Per questo i cittadini amano ogni giorno di più l’euro.
Autore: Gilberto Trombetta
Purtroppo, come troppo spesso capita, i dati ci raccontano una storia diversa. Diametralmente opposta. Basandosi sui dati anziché sulla retorica, è innegabile che tanto l’architettura europea quanto la moneta unica abbiano portato le divergenze e le asimmetrie ai loro massimi storici.
Si vede, per esempio, dal tasso di inflazione tra i Paesi centrali e quelli periferici: un’unica politica monetaria non può andare bene per Paesi così diversi.
Asimmetrie che non si limitano ai tassi di interesse,
ma si riverberano su tutti gli aspetti dell’economia degli Stati membri. Vale per il reddito pro capite e per la disoccupazione. Con l’Italia, ancora una volta, tra i Paesi più penalizzati proprio per colpa di un’asimmetria relazionale.
Asimmetrie che hanno peggiorato clamorosamente le condizioni di vita della popolazione, soprattutto delle fasce più deboli. Ed infatti, secondo il CENSIS, tra le persone a basso reddito la percentuale di chi vorrebbe il ritorno alla lira è del 31%, rispetto all’8,8% delle persone con redditi alti.
Dato simile per quanto riguarda l’uscita dall’Unione Europea,
vista positivamente dal 31,6% di quelli più impoveriti dalla crisi, contro l’11% delle persone con redditi alti. Evidentemente quando parla dell’amore per la moneta unica, il Presidente Mattarella si rivolgeva a pochi fortunati. A quelli che con euro ed Unione Europea ci hanno guadagnato, arricchendosi sulle spalle del resto della popolazione.
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