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Tra scienza e politica: i vari comitati tecnico scientifici d’Europa

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Nel lungo novero degli effetti collaterali portati dal Covid-19 c’è anche la piena commistione tra politica e scienza. Da un lato le regole e i principi della scienza hanno fatto irruzione nell’arena politica, dall’altro l’ideologizzazione del mondo politico ha, in un certo senso, “infettato” e polarizzato numerosi scienziati. 

 

Il 3 febbraio 2020 l’ordinanza 630 del Capo della Protezione civile, all’epoca Angelo Borelli, segnava la nascita del Comitato tecnico scientifico (Cts). Da allora in poi il ruolo del Cts è stato, citando il sito del Ministero della Salute “di consulenza e supporto alle attività di coordinamento per il superamento dell’emergenza epidemiologica dovuta alla diffusione del Coronavirus”.

In altre parole, l’incarico del Cts consiste nel fornire consigli e raccomandazioni all’esecutivo sulle misure da adottare per contenere il numero dei contagi.

I pareri del Cts sono stati valutati nell’adozione del primo lockdown nel marzo 2020 (e nelle modalità di riapertura nel maggio dello stesso anno) fino all’istituzione di diverse fasce di rischio (gialla, arancione e rossa) per ogni regione ancora oggi in vigore. 

UK: il Scientific Advisory Group for Emergencies (Sage)

Il 22 gennaio 2020 il governo britannico apriva una nuova sessione del Scientific Advisory Group for Emergencies (Sage). Il Sage, infatti, è stato costituito nel 2009 per fronteggiare l’influenza suina.

Da allora è stato chiamato in causa 9 volte, come nel 2011 in seguito al disastro nucleare di Fukushima o nel 2018 (in via precauzionale) per monitorare possibili sviluppi dell’epidemia di Ebola nella Repubblica Democratica del Congo.

Come il Comitato tecnico scientifico italiano, anche il Sage è incaricato di fornire consulenze scientifiche all’esecutivo. Nello specifico, questo organo è responsabile di interpretare eventi scientifici complessi o incerti e di fornire consigli e raccomandazioni al Cabinet Office Brief Room (Cobr), una sorta di cabina di regia per le emergenze.

La composizione del Sage è diversa da quella del Cts italiano. Il numero dei membri che partecipano alle riunioni non è fisso, ma varia in base alle competenze ritenute necessarie per affrontare determinate questioni. Come nel Cts, anche nel Sage alcuni dei membri ricoprono cariche istituzionali.

Solitamente la lista dei partecipanti non è pubblica in modo tale da evitare possibili ingerenze esterne, ma data l’eccezionalità del Covid-19 (e di alcune polemiche scaturite nei primi mesi di lockdown lo scorso anno) i nomi dei suoi membri sono stati resi noti.

Il modello tedesco

Non solo Italia e Regno Unito, anche il governo tedesco ha fatto affidamento alle raccomandazioni di un comitato tecnico scientifico. Si tratta dell’Accademia Leopoldina, un istituto scientifico nato nel 1652 che comprende gran parte della comunità scientifica tedesca e che attualmente conta circa 1600 membri.

L’obiettivo dell’istituto è da sempre quella di rappresentare la comunità scientifica tedesca a livello internazionale e di fornire ai politici consigli basati sulla scienza. Per comprendere meglio il ruolo dell’Accademia Leopoldina, quest’ultima può essere considerata l’equivalente tedesco della Royal Society britannica o della National Society of Sciences negli USA.

Dallo scoppio dell’epidemia, l’Academia Leopoldina ha fornito numerosi rapporti contenenti consigli e raccomandazioni al governo tedesco. Grazie alla sua struttura, l’Academia può fare affidamento su un grande numero di esperti in diversi settori. 

Come per tutti gli organi consulenziali, anche i rapporti tra l’accademia Leopoldina e il governo tedesco sono stati a fasi alterne. Per esempio, il governo ha deciso di non istituire l’obbligatorietà di indossare la mascherina in pubblico, come consigliato dall’istituto tedesco; mentre, ha seguito le indicazioni su restrizioni e su una massiccia campagna di testing.

Le criticità del Comitato tecnico scientifico italiano

Una breve fenomenologia dei comitati tecnico-scientifici di alcuni dei maggiori Paesi europei rende abbastanza chiare le differenze che intercorrono nelle maniere in cui questi gruppi operano.

Il Cts italiano ha una storia di gran lunga più breve rispetto ai suoi due corrispettivi britannico e tedesco, e presenta alcune criticità che ne minano l’efficacia del lavoro svolto e la sua indipendenza dal potere politico.

Qualche settimana fa, su “Nature Italy”, Sergio Pistoi (giornalista scientifico e ricercatore biomedico) ha esaminato il ruolo del Comitato tecnico scientifico italiano, facendo una rassegna dei suoi punti deboli.

Per Pistoi, il Cts manca di un vasta gamma di esperti in aree cruciali per il contenimento dell’epidemia, come diagnostica molecolare, virologia molecolare e high-throughput screening. Come già evidenziato, la maggior parte dei membri del Cts è nominata ex officio in qualità dei ruoli ricoperti nelle più alte cariche dello Stato in ambito sanitario.

Bisogna aggiungere, inoltre, che la maggior parte di queste cariche dipendono direttamente dalla Presidenza del Consiglio (come, ad esempio, l’Istituto superiore della sanità), il che pone serie minacce all’indipendenza del Comitato. Infine, Pistoi evidenzia anche una scarsa efficienza dei lavori del Cts.

Dai verbali emergono, infatti, riunioni volte ad affrontare temi di secondaria importanza, quali il distanziamento dei cori nelle chiese o il concetto di “monodose” nelle mense scolastiche. Temi che potrebbero essere affidati a sotto-commissioni, alleggerendo il carico di lavoro del Cts per permettergli di concentrarsi su temi più strategici nella lotta al virus.

 

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Di Mattia Mollica

Studente di Scienze Internazionali dello Sviluppo e della Cooperazione presso l'Università degli Studi di Torino.

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