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Case di Riposo, a Trieste rette sempre più care ed anziani e famiglie in difficoltà

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TRIESTE – Una situazione davvero incresciosa quella che si sta verificando nel comune di Trieste, lo scorso 15/05 la Giunta comunale ha approvato la delibera n. 174 che riporta l’oggetto “Aumento lineare delle rette per l?accesso alle strutture residenziali del Servizio residenzialità pari al 5%” (vedi Articolo il Piccolo 23/05/2013). Una delibera passata con voto unanime e che si “giustifica”  con l?affermazione che “le attuali tariffe non coprono complessivamente i costi dei servizi”. Questo aumento non può però essere giustificato da chi dice di avere fondamentali valori sociali, perché ancora una volta va a colpire le fasce più deboli, i disabili, gli anziani e le loro famiglie.

Questo modo di agire dimostra ancora una volta che gli enti locali non recepiscono le leggi nazionali vigenti, perché il Comune, piuttosto che aumentare le rette, dovrebbe chiedere alla Regione e all?Asl maggiori risorse e, principalmente, applicare correttamente le disposizioni normative dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), perché nelle case di riposo sono decisamente in aumento le richieste di servizi ospedalieri (ad esempio, demenze senili, Alzheimer, ecc.) piuttosto che quelle socio-assistenziali.

Ancora una volta ci troviamo davanti al solito modo di fare della vecchia maledetta politica, quello di avere molta attenzione nell’esigere e quasi assente nel dare. Questa delibera va a colpite soltanto le famiglie che hanno congiunti anziani malati non autosufficienti, i quali avrebbero pieno diritto all’applicazione delle leggi nazionali ed a suffragio di questo ci sono numerose sentenze del Tar e del Consiglio di Stato.

La Giunta comunale di Trieste in data 18/12/2012 ha recepito la mozione 160/12, che aveva lo scopo di sostituire l’attuale regolamentazione per l’accoglimento delle persone anziane non autosufficienti over 65 nelle strutture di ricovero comunali, ma giace ancora in attesa di applicazione, portando un evidente danno a chi ne ha bisogno. Tutto questo perché l?area sociale del Comune si è appellata ad una sentenza della Corte Costituzionale n. 296 del 19/12/2012, sulla quale vi sono già molte enunciazioni di importanti ed autorevoli avvocati del settore (ad es. l’Avv. Francesco Trebeschi e l’Avv. Massimiliano Gioncada), che hanno motivato tecnicamente l’illogicità e la gravità della sentenza.

Da evidenziare anche la lettera aperta inviata il 3 gennaio 2013 dal Coordinamento sanità ed assistenza fra i movimenti di base (Csa) al Presidente ed ai componenti della Corte Costituzionale in cui, sulla base delle leggi e della giurisprudenza attuali, si contesta l?applicabilità della citata sentenza. I commenti autorevoli alla sentenza dimostrano che i LEA non vanno confusi con i LIVEAS presi in esame dalla sentenza in oggetto che riguarda (come evidenziato anche dal Prof. Massimo Dogliotti, magistrato della Corte d?Appello) prestazioni socio-sanitarie di degenza in RSA che sono Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), disciplinati dal DPCM del 29 novembre 2001 “Definizione dei Livelli essenziali di assistenza”, allegato 1, lettera H, le cui norme sono cogenti in base all?art. 54 della legge 289/2002.

In pratica, non valutando correttamente la differenza fra LEA e LIVEAS la Corte e’ “caduta in un grave errore non distinguendo tra il già esistente diritto degli anziani non autosufficienti alle prestazioni socio-sanitarie (articolo 32 della Costituzione) normate nei LEA dal DPCM 29 novembre 2001 (dove, per quanto riguarda le prestazioni rese a livello residenziale, è stabilito che il 50% del costo sia a carico del Servizio Sanitario e l’altro 50% a carico “dell’utente o del Comune”) e il diritto delle persone in situazioni di disagio sociale alle prestazioni socio-assistenziali (articolo 38 della Costituzione), cosiddetti LIVEAS , al contrario mai definiti e quindi non ancora normati.)“.

Non di meno, la sentenza n. 296/2012 è da valutarsi come una sentenza interpretativa di rigetto e le sentenze interpretative di rigetto della Corte Costituzionale non hanno efficacia erga omnes, anche perché, se così fosse, la Corte si sostituirebbe indebitamente al legislatore ordinario con una specie di interpretazione autentica del testo legislativo.

Dopo quanto precedentemente esposto possiamo candidamente affermare che questa situazione è assurda, tutto questo ha dimostrato che l?amministrazione comunale ha una totale mancanza di strategia e programmazione in campo socio-sanitario ed assistenziale.

Ma non finisce qui, con l’avvento del caldo si è posto un altro grave problema, nelle stanze che ospitano gli anziano in “Casa Bartoli“: i termometri segnano 30 gradi (vedi Articolo Il Piccolo del 19/06/2013). Negli anni passati ci sono state molte rassicurazioni di installazioni di climatizzatori, ma ad oggi ancora nulla. Ma, caso strano, attraversando il lungo tunnel che porta agli uffici della direzione si arriva in un luogo molto ben climatizzato.

Il Comune, interpellato già l’anno scorso, riferiva che i lavori per realizzare l?impianto di climatizzazione a “Casa Bartoli” non potevano essere appaltati causa la mancata autorizzazione da parte della Sovrintendenza, visto che la zona in cui è costruita la struttura ricade in area paesaggistica.

Dopo un anno la situazione è invariata. L’Assessore al Welfare, Dr.ssa Laura Famulari, riferisce che è tutto bloccato dal Patto di Stabilità, anche se il progetto per è già stato approvato dalla commissione edilizia comunale con un piano da 450 mila euro. Il primo lotto dei lavori da 65 mila euro, già portato a termine, prevedeva la coibentazione della struttura e la predisposizione del tetto per l?installazione di un sistema fotovoltaico.

Alternativa Tricolore denuncia questa situazione che si palesa come inconcepibile: in questo momento di profonda crisi economica, infatti, non si può avere l’azzardo di approvare una delibera di aumento a danno di chi vive già una situazione familiare abbastanza pesante. Poi per quanto riguarda i lavori di condizionamento della struttura “Casa Bartoli”, non si può iniziare dalla parte dirigenziale, qui si tratta di buonsenso come sempre assente. Le parole non bastano e non servono, non vogliamo promesse, non esiste nessun Patto di Stabilità che possa tenere davanti al benessere dei degenti della struttura.

Luigi Cortese Segretario Nazionale Alternativa Tricolore
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Di Redazione Elzeviro.eu

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