L’Italia è ancora un paese di feudi, feudatari e vassalli.
Il Belpaese oltre che misconoscere il significato di “ricambio generazionale” non è neanche avvezzo all’utilizzo del termine “scalata sociale” utilizzata ovviamente nel suo senso più meritocratico.
Lo stivale è infatti costellato di piccoli e grandi feudi alla cui guida siedono implacabili ottuagenari signorotti, immortali monopolizzatori di vasti settori dell’economia nostrana e guastatori dei meccanismi di una più genuina libera concorrenza. Questo scenario non può essere altro che dovuto alla connivenza dello Stato e dei governi succedutisi negli anni rispetto a queste piovresche realtà economiche.
Esempio lampante di un simile sguaiato monopolio è il settore che gestisce l’immondizia italiana, dove uno Stato troppo disinvolto ha deciso di subaffittare il tutto ai privati con i nefasti rischi del caso annessi. I profeti delle liberalizzazioni selvagge avranno applaudito a questa uscita di scena dello Stato italiano, che, invece, ainoi, non ha portato a quell’utopica comunità di mercanti posti sullo stesso livello; bensì ci siamo trovati di fronte all’azione monopolizzatrice di pochissime famiglie, ormai anche diventate immuni alla legge.
Il circolo vizioso fatto scattare, guarda un po’ dalla Dc, quando venne inaugurata la discarica situata vicino al Grande Raccordo Anulare dall’ormai ottantenne imprenditore Manlio Cerroni. Quest’ultimo è riuscito a costruirsi una fitta rete di amicizie bipartisan a livello politico, che gli hanno permesso di passare indenne a numerose denunce ed inchieste per inquinamento, truffa ai danni dello Stato e associazione a delinquere.
L’enorme discarica di Malagrotta, oggetto delle reiterate denunce, è una fonte di reddito enorme per Cerroni, il cui fatturato arriva a tangere i due miliardi di euro (cifra che comprende tutte le discariche del suo impero). Un business inspiegabilmente abbandonato dallo Stato italiano e svenduto durante il periodo delle privatizzazioni selvagge al primo arrivato, il quale ha elevato barriere atte a impedire l’accesso ad altri imprenditori sul mercato, nuovi entrati che potrebbero alleviare i costi per la comunità.