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«Ferie»

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Quando le agognate ferie giungono, masse di non lavoratori, che scaldano sedie e poltrone senza assemblare o sudare, ma sedendo e pontificando, sono pronte ad alzare i propri deretani per depositarli sui litorali della penisola. Gioiscono ogni giorno di più prima delle ferie, perfino più che nelle ferie stesse. Con sparuti ciuffi in testa, o con capelli troppo lunghi per la loro età -ma l’età è quella che ti senti-, costumone (o peggio -ino, o peggio bianco) che tirato su vuole andare a coprire la pancia della sedentarietà, magari perfino tatuata da un retaggio di coglionaggine giovanile, hanno davanti una scelta. Possono comprare sedioline di plastica sulle quali troneggeranno guardando sognanti la spuma marina e leggendo qualcosa che non necessiti concentrazione alcuna, oppure possono investire su un lettino di uno stabilimento balneare, millenario non ostante la legge disponga che il lido del mare è roba pubblica, quindi perlomeno dovrebbero essere fatti dei bandi non truccati per affittare una piccola porzione di spiaggia ai salassatori dei pigroni da lettino. Operata questa seconda scelta, però, anche questa categoria di colletti bianchi avrà il problema del sovraffollamento, perché per ogni lettino ci saranno 2/3 cristiani a occupare spazio e fare frastuono. Mentre i punti del mondo con puro silenzio non inquinato da rumori di origine umana sono quasi scomparsi, un panda gigante nello zoo di Pechino dà la schiena e si gira solo per lanciare merda su orde di cinesi impazziti, che pagano un dollaro a testa (e quante teste), per vedere la cattività e quindi avere un sorso cittadino di quella che pensano natura. Intanto il gioviale panzone con la moglie e il figlio sovrappeso apre la sua borsafrigo, che assomiglia ad un frigobar rigido, che all’occorrenza diviene un tavolo per giocare a briscola. Distribuisce alla prole paninazzi preparati diligentemente la mattina. Ormai il sole è allo zenit ed è giusto far sbrodolare la maionese traboccante dalla porchetta sui costumi da almeno 50€ comprati al figlio, che forse, in uno slancio di distacco dall’apatia dal suo #instasabbia gli regalerà un grazie. “Com’è educato mio figlio”, si crogiolerà la madre, felice che il suo ruolo sia ancora riconosciuto come svoltosi senza nequizie. In questo gaudente contesto, sboccati bimbetti anneriti da mesi di vacanza corrono con super liquidator alzando sabbia e improperie (loro e dei cotolettati), mentre, in un metro per uno le persone fanno finta di concentrarsi sui giornali ascoltando invece le conversazioni di perfetti estranei attaccati al loro asciugamano. Una ragazza gira in top less e viene additata giustamente a troia da donne-tricheco. Si levano sopraccigli e non solo. Un ragazzo immancabilmente pelato urla coccobello mentre una corda gli stritola la spalla reggendo un’altra borsa frigo. Un tuareg del deserto pieno di teli li sventola come se fossero vele al vento, coperto di un telo a sua volta: non sembra sentire il calore, ed è l’unica bella visione della spiaggia ferragostana. Nelle spiagge più da fighetti ogni estate vengono segnalati alti batteri fecali e ne chiudono temporaneamente alcune. Ai fighetti piace sguazzare nella merda: anche nella loro vita di città è così che fanno i soldi. Noi siamo tipi da vette isolate, grotte e misantropia, o da alcolismo negletto e costante, e di fronte a questi spettacoli ci interroghiamo ancora sulla guerra come unica igiene del mondo.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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