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Referendum sull’Euro: i tempi sono maturi

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L’euro, mastodontica imposizione che è andata a scalfire l’autonomia e la sovranità monetaria, era stata paventata come salvezza nostra e faro per una crescente prosperità. Ciampi e Prodi avevano cavalcato l’euforia dell’unione monetaria, senza mai dubitare che la forza dei prezzi sarebbe stata distribuita equamente, convinti pure che un euro corrispondesse, e così per sempre, alle famose millenovecentotrentasei virgola ventisette lire. E invece un euro, che dovrebbe valere circa duemila lire, nel 2012 ne vale si è no mille.

Proprio quando il popolo ha inviso la moneta unica, in un momento di gravissima crisi recessiva, l’euroscetticismo dilaga in tutte le classi sociali, alfine anche la politica viene permeata da questo spirito, tant’è che Berlusconi (non propriamente un euroscettico) pone da ultimo dubbi gravi sull’euro delle banche e sulla germanocrazia nell’unione monetaria europea.

Ma vi sono movimenti politici che euroscettici sono sempre stati, e di questi, nel bene e nel male (vedi esagerazioni parlamentari borgheziane) la Lega è il capobandiera indiscusso a livello italiano, ma anche continentale. La notizia di Ferragosto 2012 che tiene più banco è proprio la volontà del leader del Carroccio Maroni, che, da politico di lungo corso ottimamente permeato nelle istituzioni della Repubblica italiana conosce le trame monetarie interne piuttosto bene e propone a gran voce un referendum sulla moneta unica. Le colonne estive di Repubblica gli danno ampia eco.

Roberto Maroni brama un referendum sull’euro nel 2013. Sul giornale fondato da Scalfari l’ex ministro dell’Interno sottolinea che si tratta di un’iniziativa che in Europa «non è affatto isolata».

«A fine agosto presenteremo in Cassazione una proposta di legge di iniziativa popolare per abbinare alle politiche del 2013 un referendum consultivo nel quale i cittadini italiani possono esprimersi sull’euro. Voglio raccogliere milioni di firme». Maroni aggiunge poi che l’obbiettivo ultimo sarebbe indire un referendum simile «in tutti i Paesi membri prima delle elezioni europee del 2014».

La Lega non è, ribadisce l’ex ministro, un movimento antieuropeista, ma un partito che si auspica un’Europa diversa, dei popoli, dove il Nord Italia possa far sentire la sua forza propulsiva in quella che sarebbe una nuova eurozona totalmente ridisegnata. Liquida poi in tre parole la proposta di una Grande Lombardia di Formigoni che ingloberebbe un pezzo di Piemonte ed uno del Veneto: “non ci interessa”, e anzi invita il governatore lombardo a dimettersi dal suo ruolo se vorrà confermare la voce insistita che lo vedrebbe scendere in campo alle politiche del 2013.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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