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Il Natale della crisi

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Di fronte allo sfaldarsi di alcune certezze retaggio di tempi antichi, una ricorrenza come il Natale non può che servire dunque come momento di riflessione e raccoglimento collettivo per comprendere quale via si dovrà imboccare per gli anni venturi.

Sia chiaro non parliamo di riflessioni a sfondo religioso, quelle le lasciamo all’intimità soggettiva di chi crede, ma di una generale visione della vita, e dei valori che dovrebbero sorreggerla.

Il Natale si presta bene come festività perché è portatore del paradosso e delle contraddizioni di due visioni antitetiche della vita: da una parte il momento di riunione e incontro delle famiglie e degli amici più intimi, dall’altra lo sfrenato consumismo che rende tutti uguali, consumatori numerati senza identità e patria. Eppure il clima di crisi che respiriamo ci impone di sciogliere questo insana convivenza di due abitudini tra loro esclusive, perché ora la crisi ormai quinquennale in cui siamo caduti ci ha fatto capire quanto fallace sia il sistema in cui viviamo.

Perché forse consumare e consumare ancora farà si crescere dello 0,00000000e 1% il Pil nazionale, ma ci rende tutti inevitabilmente schiavi. Anche la gente che può vantare un posto fisso di lavoro è costretta in qualche modo ad indebitarsi per campare, trasformando così il lavoro da cornice di un quadro a colonna portante necessaria ed inevitabile. Un tempo artigiani e contadini lavoravano lo stretto necessario per sopravvivere e poi “vivevano”, oggi il tempo passato a vivere si riduce a delle ferie non pagate che presto scompariranno.

Parliamoci chiaro quest’economia di mercato finanziarizzata si basa su crescite esponenziali ed infinite; ora guardiamoci intorno e proviamo a cercare un qualcosa in natura che possa sopportare questa caratteristica…non esiste. L’uomo è un essere finito e non può reggere un sistema forse più adatto per dei computers, per un web potenzialmente infinito per spazio e in cui le barriere temporali sono quasi del tutto annullate. Il cibo però non può essere prodotto virtualmente, le mucche bisogna mungerle e i campi bisogna coltivarli…ed è qua che il sistema del libero mercato crolla insieme ai suoi insanabili paradossi.

Il Natale con le sue riunioni familiari deve servirci per ritrovare la nostra pura essenza umana, più semplice del disegno sconclusionato che i vati della globalizzazione acclamano e difendono a spada tratta. Questo lugubre progetto annuncia un mondo unico senza barriere (in realtà si tratta di un mercato) sotto l’insegna dei diritti universali (in realtà si consumano guerre impari e sanguinose per allargare questo mercato dalle ambizioni mondiali), la cui popolazione dovrà essere “figlia di nessuno” (genitore 1 e genitore 2 a braccetto con organizzazioni sovrastatali dai meri interessi finanziari) e dedita all’unico compito per cui è stata scelta: il folle consumo

 

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Di Redazione Elzeviro.eu

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