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SUBURRA – un ritorno alla ribalta del cinema di genere italiano?

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Sollima, dopo le serie tv Romanzo Criminale e Gomorra, porta sul grande schermo il romanzo di Bonni e De Cataldo.

 

Titolo: Suburra

Paese di produzione: Italia

Anno: 2015

Durata: 130 minuti

Genere: noir, thriller, gangster

Regia. Stefano Sollima

Soggetto: tratto dall’omonimo romanzo di Carlo Bonni e Giancarlo De Cataldo

Sceneggiatura: Carlo Bonni, Giancarlo De Cataldo, Stefano Rulli, Sandro Petraglia

Produzione: Cattleya, Rai Cinema

Distribuzione: 01 Distribution

 

Stefano Sollima, già noto per la regia di serie tv come Romanzo Criminale e Gomorra, riapproda nelle sale con la versione cinematografica del romanzo Suburra di Carlo Bonni e Giancarlo De Cataldo. Una rappresentazione cruda e spietata del “Sistema-Roma“, ossia quella fitta rete di malaffare che collega le realtà criminali capitoline e gli esponenti della politica romana. Un lungometraggio che riprende di fatto l’eredità del thriller-poliziesco italiano, in particolare quello degli anni ’70-’80, dando ulteriore impulso alla recente, nonché già ricca, stagione del cinema di genere italiano.

 

La scenografia e la colonna sonora dai tratti molto tetri e freddi rendono perfettamente l’idea di un’apocalisse imminente che sta per abbattersi sulla Capitale. L’azione incessante e l’intensità delle scene vengono distribuite in modo tale da suscitare forte interesse nello spettatore e da tenerlo attento per tutta la durata della pellicola, senza che egli provi un attimo di noia. Nonostante questo, tuttavia, il film presenta alcuni punti deboli in alcuni tratti della sceneggiatura: dettagli non casuali che diventano rilevanti nel momento in cui la sceneggiatura appare politicizzata e influenzata da alcuni luoghi comuni circa le trasformazioni sociali e politiche avvenute negli ultimi 20-30 anni tra le realtà politica e le strade della Capitale. Inoltre, se risultano perfettamente indovinate la scelte di Claudio Amendola nei panni di “Samurai” e di Adamo Dionisi nel ruolo del capoclan zingaro della famiglia Anacleti, di diverso tenore è la performance di Piefrancesco Favino nei panni dell’On. Filippo Malgradi.

 

Se da un lato Sollima traccia, con schiettezza e senza mezze misure, un ritratto della Capitale che potrebbe essere esteso a tutta l’Italia, dall’altro il regista romano sembra quasi voler riprendere in Suburra così come è raccontato nella serie Romanzo Criminale. Come se ci fosse un legame a distanza di trent’anni tra i personaggi e le vicende della serie ambientata a cavallo tra anni ’70-’80 e il romanzo di Bonni e De Cataldo ambientato a giorni nostri. Nel complesso, nonostante alcuni scivoloni sulla sceneggiatura e alcune scelte di cast non del tutto indovinate, si tratta di un film all’altezza delle attese e in cui lo stile del regista si rivela anche stavolta perfettamente in linea con l’estetica del genere thriller-noir.

 

@ArioCorapi

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Di Redazione Elzeviro.eu

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