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La carica dei 301: un sequel ancor più che deludente

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Dallo scorso giovedì le sale italiane hanno l'”onore” di proiettare il sequel/midquel (già su questo ci sono molti dubbi) del film 300 uscito nel 2007 e girato da Zack Snyder (autore anche di Watchmen). La regia del seguito è stata invece affidata alle mani di Noam Murro, incapace sotto ogni punto di vista di replicare le gesta del suo predecessore e degli eroici spartani di cui tutti noi ci siamo innamorati. Il film dall’incomprensibile durata di 90 minuti, più adatti per una fiction televisiva, è una copia pacchiana e mal riuscita del suo predecessore. Se da una parte l’abilità del primo film era stata quella di mettere da parte la grossolanità di un americanismo bufala da pop corn e coca cola, facendo rivivere in maniera nitida e profonda l’essenza della cultura greca e spartana in particolare, in quest’ultimo film fuoriesce invece tutta quella voglia d’oltreoceano di trasformare uno scontro epico in una ballata di cheerleaders da pre-partita di baseball.

Temistocle, personaggio reso piatto dagli autori ma in realtà ben più profondo e controverso secondo la storia, è un protagonista copia malfatta del suo “collega” Leonida, il cui spannung d’interpretazione risulta essere un’incomprensibile avventura sessuale con Artemisia, alleata di Serse e personale avversaria degli ateniesi nella battaglia di Capo Artemisio. Anche il carattere del popolo ateniese, ben diverso da quello spartano, non viene minimamente esplorato dalla regia che etichetta questi ultimi come semplici “contadini” coraggiosi solo all’occorrenza. Saltano poi all’occhio alcune dissonanze con il film del 2007: ricordiamo per esempio il rifiuto delle città greche di unirsi all’impresa spartana, quando invece nel sequel è lo stesso Temistocle a recarsi a Sparta per cercare un’alleanza

 

Pare insomma di essere tornati ai tempi di Troy, con gli americani pronti a cancellare, riscrivere e reinterpretare a modo loro storie che non andrebbero intoccate nemmeno con il pensiero. La ciliegina sulla torta è tuttavia il finale, in cui lo spettatore si pregusta per lo meno di vedere l’affondamento completo e la disfatta della flotta persiana, quando invece viene il film  viene improvvisamente interrotto dai titoli di “testa-coda”, ultimo sintomo di un lavoro approssimativo e sconsideratamente rapido. Certo, dato il successo del primo film, il regista e il produttore sperano di giocare sull’effetto fedeltà, speriamo che invece il passaparola impedisca a molti di sorbirsi questa “commediola” di 90 minuti.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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