I cristiani di Siria traditi da Papa Bergoglio e dall’establishment del Vaticano.
di Alessandro Aramu*
La propaganda anti Assad ha colto l’occasione della lettera di Papa Francesco al presidente siriano, nella quale in sostanza gli si chiede di porre fine alle migliaia di detenzioni illegali, alle torture, alle sparizioni, alle esecuzioni extragiudiziali degli oppositori politici, per sferrare un ennesimo colpo alla corretta informazione sulla guerra che da anni devasta il paese arabo.
Quella lettera è suonata come un tradimento della Santa Sede, e dei suoi alti prelati, ai tanti cristiani che in questi anni sono stati letteralmente abbandonati al loro destino consentendo alle bande armate anti governative di brutalizzare le loro esistenze non solo con eccidi e sparizioni di massa ma anche con l’esodo forzato in altri luoghi.
La presenza cristiana in Siria
in questi anni è stata assicurata grazie alla protezione che il presidente Assad e il suo esercito hanno fornito a intere comunità prese di mira dai terroristi di matrice jihadista. È un dato certo che nessuno tra i media, soprattutto quelli italiani guidati dal quotidiano Avvenire, il giornale della Conferenza Episcopale Italiana, che spesso ha fatto informazione sulla guerra in Siria a senso unico, tanto da essere da qualcuno additato come il primo giornale cristiano che difende i carnefici (i gruppi anti Assad) e non le vittime (i cristiani stessi).
La sensazione è che il Santo Padre sia stato ancora una volta indotto in errore dai suoi consiglieri, molti dei quali stanno ancora in Siria tradendo la loro missione di fede e sacerdotale.
È prevalsa dunque la linea gesuita alla Padre Dall’Oglio, intrisa di odio anti regime e di bugie, e non quella francescana basata sulla resistenza, sulla misericordia e sulla verità dei fatti.
Non incolpiamo dunque Bergoglio
incolpiamo i suggeritori dell’odio, quei cristiani che tradiscono i cristiani e vendono la loro pelle ai gruppi jihadisti.
Al Santo Padre, sommessamente, suggeriamo la lettura di due libri: Fratelli Traditi del reporter di guerra Gian Micalessin e Siria, i cristiani nella guerra del giornalista Fulvio Scaglione.
Sono due colleghi che stimiamo e che ci onorano della loro amicizia.
Ecco, se il Pontefice avesse letto questi libri, avesse ascoltato in prima persona il grido di dolore dei suoi cari fratelli cristiani, probabilmente quella lettera sarebbe stata diversa.
La convinzione è che la sua mano sia stata guidata da qualcun altro, da una penna che ha sparso non inchiostro ma veleno e retorica anti Assad con il solo scopo di fornire all’opinione pubblica, per l’ennesima volta, un quadro molto diverso di quanto sta accadendo dal 2011 in Siria.
La guerra è guerra
e noi per primi sappiamo bene che il regime non usa i guanti di velluto contro gli oppositori politici e i nemici dello Stato.
Le torture ci sono e c’è anche tutto il resto. Per rimanere in piedi, per salvare la propria sovranità e unità, per combattere il terrorismo e respingere gli attacchi stranieri, il governo ha dovuto necessariamente incattivirsi e difendersi con maggior forza, anche violando i diritti umani.
Dall’altra parte, però, e Bergoglio lo deve sapere, ci sono i tagliagole, gli stupratori, gli attentatori armati dall’occidente e dalle monarchie del golfo, ci sono i nemici della libertà, del progresso e della democrazia.
Ecco, dimenticare tutto ciò significa, inevitabilmente, essere complice dei terroristi.
In tutto questo, caro Papa Francesco, di cristiano non ci vediamo davvero nulla.
*articolo tratto dal blog di Maurizio Blondet
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