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I partiti che votano SI al Referendum vedono il Parlamento come un ostacolo

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Praticamente tutti i grandi partiti, da destra a sinistra, si sono espressi per il sì al referendum. Ma il taglio dei parlamentari non doveva colpire la casta? Non doveva ridimensionare il potere parassitario dei partiti?

di Paolo Desogus

È chiaro che per il senso comune costruito dalla cultura politica neoliberale dei vari Travaglio il comportamento dei partiti può risultare anomalo e anzi fazioso. In realtà c’è una coerenza nei partiti.
Nessuno di loro ha infatti veramente a cuore la causa del parlamentarismo. Se del resto in Italia la rappresentanza è in crisi, questo è dovuto proprio alla torsione antiparlamentarista dei partiti che una volta al governo, senza eccezioni, hanno sempre favorito la concentrazione del potere nell’esecutivo attraverso la decretazione selvaggia e l’abuso del voto di fiducia.

Per il potere politico il parlamento è più un ostacolo

che un luogo istituzionale da valorizzare. Nell’ottica dei singoli segretari degli attuali partiti, da tempo privi di cultura politica e figli della seconda repubblica, il parlamento non serve perché obbliga alla mediazione, limita – almeno formalmente – l’esecutivo e costringe la politica a manifestarsi, a rendere esplicite le proprie posizioni, a giustificare pubblicamente le proprie scelte.
Il paradosso della legge anti casta dei 5 stelle e del Pd è che lungi dal combattere la degenerazione della politica l’amplifica. Non solo dunque dobbiamo votare no contro lo scempio politico della riforma, il nostro voto deve inserirsi nella prospettiva di riattivare il parlamento e di ristabilire il lavoro di mediazione tra le forza politiche.
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