L'amaro sfogo di un credente deluso
Durissimo attacco della Chiesa Romana al Ministro degli Interni Salvini che in campagna elettorale ha tirato fuori il Santo Rosario e il Crocifisso affidando sé stesso e il popolo europeo a Cristo.
Sembra incredibile e forse addirittura paradossale ma siamo arrivati al punto che la Chiesa Cristiana si inviperisce se qualcuno “osa” citare il Santo Rosario e il Crocifisso in pubblico come ha fatto l’onorevole Salvini a Milano e a Bari. Il Ministro degli Interni, colpevole di avere addirittura nominato il nome di Dio invano e di avere usato i simboli del Cristianesimo per scopi biecamente politici ha subito le dure reprimende prima del Segretario di Stato Vaticano Cardinale Parolin e poi di Padre Spadaro di “Civiltà Cattolica” inorriditi da tanta e tale dimostrazione di “blasfemia” conclamata.
Il Segretario di Stato Vaticano
riferendosi a Salvini, diventato ormai agli occhi dei suoi avversari politici peggiore dell’ “orco” delle fiabe, ha addirittura dichiarato che “Invocare Dio per sé stessi è molto pericoloso” . Ci verrebbe da rispondere all’eminente porporato che nella lunga storia del Cristianesimo nessuno aveva mai osato prima d’ora fare un’affermazione così tanto insostenibile dal punto di vista teologico. Ci sta dicendo in pratica che chi osa invocare sulla propria testa la protezione di Dio, ovviamente dell’unico vero Dio dei Cristiani, non è degno di essere chiamato cristiano perché quello stesso Dio è di tutti e…quindi ci faccia capire il cardinale Parolin come vuole che noi si comunichi con il nostro Dio perché, ci scusi, stando a quanto Lei ha detto, non lo abbiamo ancora capito.
Ma la cosa non si ferma qui perché, come abbiamo già anticipato, si è mosso anche Padre Spadaro che ha parlato in modo stizzito di strumentalizzazione della Fede per scopi politici. Anche qui ci viene spontaneo e fin troppo facile rispondere che la Chiesa non ha mai avuto nulla da ridire quando un partito italiano per quarant’anni ha osato chiamarsi Cristiano per racimolare a destra e a manca i voti necessari per detenere in modo discutibile le redini del nostro paese. In quel caso la Chiesa addirittura si permetteva di “invitare” i cristiani a votare in maniera “corretta” quando entravano nel segreto dell’urna.
Per quarant’anni nessuno si è mai scandalizzato
di questo nelle alte sfere del Vaticano e anzi, in una sorta di reciproca alleanza per tenere il paese e le masse sotto controllo, ci si è spalleggiati a vicenda con la Democrazia Cristiana per mantenere il potere su questa nazione. L’amara verità, che Madre Chiesa continua ad ignorare è che il nostro paese ormai sta andando verso il baratro grazie all’equivoco di un’ accoglienza incondizionata a trecentosessanta gradi che sta provocando l’invasione islamica nel mondo occidentale.
Un’invasione, permessa nel nome del globalismo e del sincretismo religioso, che sta cercando in tutti i modi di eliminare alla radice i nostri valori, le nostre tradizioni, obbligandoci a casa nostra a sottometterci alle forche caudine del permissivismo e del servilismo più becero nei confronti di chi sta cercando di sostituire la nostra religione con la sua. Affermare il contrario vuol dire essere tacciati di razzismo o, come minimo attirarsi gli strali del Santo Padre che nei giorni scorsi si è scagliato contro quello che ha definito “sovranismo religioso” della Lega.
Come ha ben detto Alessandro Meluzzi, siamo di fronte all’alternativa tra il farci colonizzare e invadere dall’Islamismo o difendere con le unghie e con i denti la nostra visione della vita, quella in nome della quale la Santa Chiesa è prima nata e poi si è sviluppata espandendosi nel mondo. Quei principi che ci hanno permesso di vivere e di creare la civiltà occidentale in nome non di un dio qualsiasi ma dell’unico vero Dio, quello Cristiano. La Chiesa di Roma, invece di difendere quella Fede sulla quale ha costruito la sua pietra portante, sta svendendo i suoi valori forse per poter continuare a “vivacchiare” un giorno neanche tanto remoto nel quale vedremo le nostre giornate scandite dal richiamo del muezzin piuttosto che da quello delle campane.