Si palesa come statisticamente e sensatamente impossibile che la Lega Nord per l’indipendenza della Padania (nome ufficiale da Statuto) restituisca 49 mln di euro in 82 anni.
Tra 82 anni la Lega sarà – forse – un capoverso sui libri di storia politica, studiata dai soli esperti con un certo interesse per la parte del secessionismo e della fase dell’ ‘imbracciare i fucili’, accadimento mai veramente avvenuto, come da indole pigra e tendente al ladrocinio del fondatore. A cui non è risparmiato, su ogni palco leghista ove sia ancora accordatogli l’onore di parlare, un ordito di fischi, buu e ‘fuori!’. La solita avvilente mania italiota del saltare sul carro del vincitore.
I fucili, ancorché del tutto idealistici, salvo per quando si inveravano campagne antiecologiste e si mangiava la carne d’orso (sloveno, per aggirare l’illegalità della cosa) nei banchetti padani, sono stati comunque del tutto accantonati.
Il giudice che ha emesso la sentenza non ha tenuto conto della durata media dei partiti politici rilevanti italiani.
Spalmare un debito di 49 milioni in rate che assommerebbero il tempo di circa 82 anni è, infatti, un disservizio fatto allo Stato, ai contribuenti, alle famiglie. Una legalizzazione de facto del ladrocinio, che non fermerà le prossime formazioni politiche dall’allungare le mani. Un’interpretazione del diritto arbitraria e slegata dalla vita reale, dalla quale, troppo spesso, i magistrati sono avulsi.

Con questa tendenza, volendo -a torto- considerare la lista elettorale leghista un partito novello, tra 15 anni al massimo non esisterà più, calcolando che la svolta ‘nazionale’ del partito è iniziata ormai da qualche anno.
A quel punto, la Repubblica italiana ,per mezzo dei suoi funzionari magistrati, a chi andrà a chiedere i soldi sottratti illecitamente e ricevuti illegittimamente?