Le proteste anti-Salvini mettono a ferro e fuoco Napoli.
Spesso e volentieri, in un conflitto, viene voglia di non schierarsi, di lavarsene le mani e dire: si ammazzino di botte da soli: in fin dei conti a loro piace litigare. E’ un po’ ciò che, a tutta prima, verrebbe da pensare sulla presenza di Salvini a Napoli, che ieri ha creato una baraonda, stante l’autorizzazione dell’ex (fallito) pm De Magistris, altrettanto fallito sindaco della città partenopea che ha dato il permesso agli antagonisti di organizzare un corteo anti-Salvini.
De Magistris incapace, Salvini avvoltoio.
Al trito slogan di “Napoli antifascista”, ignorano che Salvini è uscito dai “comunisti padani”, ma vabbé, hanno saccheggiato e messo a ferro e fuoco la città, com’era prevedibile per tutti tranne che per l’arancione De Magistris. Salvini si è dimostrato, e a più riprese, antimeridionalista, se non perfino razzista: è stato autore (filmato) di cori antinapoletani “Napoli merda, Napoli colera, Vesuvio lavali tutti” et similia.
Black block figli di papà.
Salvini guida un partito del Nord che, facendo leva su ignoranza e mal di pancia, pur avendo da tempo abbandonato i fucili con cui Bossi minacciava la secessione per accomodarsi nelle stanze del potere, cavalca con una leggerezza disarmante i temi dell’immigrazione e della politica in genere. Lo sciacallaggio del nuovo leader, che confonde gerundi con participi, che si mette la maglia di Trump e si fa fotografare con un manifesto pro Indiani d’America, va di pari passo con le sue invereconde e comiche azioni. Il problema è che gli antagonisti, invece di prendere a pesci in faccia questo squallido simbolo della decadenza politica italiana, hanno mandato all’ospedale 27 poliziotti, in una guerriglia urbana che darà soltanto adito ad altre solenni puttanate cinguettate dal leader leghista.
La ferma pacatezza è l’unica via contro entrambi i mali.
Ecco che appare in tutta la sua chiarezza come l’arma unica per sconfiggere l’ignoranza: quella dei black block e quella dello sciacallo politico di bassa Lega, sia, sempre e comunque, la pacatezza. La ferma e risoluta volontà di mettere in evidenza le falle di ragionamento, le evidenti ambizioni utopistiche di governo di una beelante retorica, ma anche le sragionate proteste anti-globalizzazione di un popolino di figli di papà che va in corteo per vedere una molotov esplodere ed esaltarsi, “per fare casino” e nient’altro.
Sui fatti accaduti ieri a Napoli, l’ex premier Matteo Renzi dal palco torinese del convegno del Pd, al Lingotto, ha duramente criticato il comportamento di De Magistris:
«Non possiamo fare alleanze con chi non accetta il principio della legalità in questo Paese. Quando un sindaco si schiera dalla parte di quelli che cercano di sfasciare la sua città non è da partito democratico, non si sfascia Napoli per un principio ideologico».